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Il corsivo

Addio Emilio, un grande giornalista

Il racconto del direttore Antonio Sasso, amico e punto di riferimento nei suoi ultimi anni a Napoli

Sui social la falsa morte di Emilio Fede, solo per fare clic

Emilio Fede con la figlia Sveva

Emilio Fede, indimenticabile amico e maestro, ci ha lasciati dopo aver festeggiato 94 anni il 24 giugno scorso, ancora lucido ma desideroso di raggiungere lassù la moglie Diana de Feo. Gli devo dare subito questo saluto, per manifestare il dolore che provo per la sua scomparsa, temuta già da qualche giorno per una serie di criticità giunte al punto di non ritorno.

“Papà questa volta non ce la farà”, mi ripeteva ieri mattina la figlia Sveva, poco prima di chiamare don Gianni Cazzaniga per l’estrema unzione. Poi la telefonata nel tardo pomeriggio della nipotina Ottavia che mi annunciava in lacrime: “Il nonno non c’è più”.

La sua morte lascia un vuoto profondo, personale e professionale, perché Emilio Fede non è stato soltanto un grande giornalista, ma anche un amico sincero, un maestro capace di trasmettere entusiasmo e coraggio. La nostra amicizia nacque dai suoi frequenti soggiorni napoletani, desiderati e vitali per lui dopo la stagione del suo regno televisivo al Tg4, quando si trovò al centro di tante vicissitudini.

Napoli lo accoglieva con quell’affetto che lui stesso definiva “travolgente e rispettoso”. Amava passeggiare sul lungomare di via Partenope, per poi lasciare l’albergo per andare a Villa Lucia dalla moglie Diana, e commosso mi ripeteva: “Qui ho trovato un calore unico. Dove vado vado, a Santa Lucia, a via Toledo o al Vomero, la gente mi saluta e i ragazzini mi seguono come se fossi un idolo del calcio”.

Quando io entravo giovanissimo nella redazione sportiva del “Roma”, Emilio era già un inviato speciale di grande prestigio, impegnato nel Corno d’Africa: Eritrea, Etiopia, Somalia, Gibuti, Uganda, Sudan. Zone difficili, polveriere di rivoluzioni e governi provvisori, che la televisione e la stampa italiana seguivano con particolare attenzione.

Fede si impose subito per la chiarezza dei suoi reportage, il coraggio di raccontare i fatti in presa diretta, la capacità di portare in Italia notizie di prima mano. Si confrontava con giganti del giornalismo come Luigi Romersa, Lamberti Sorrentino ed Eugenio Bellotti, senza mai sfigurare: anzi, appariva come l’erede naturale di quella generazione di giornalisti giramondo che spiegavano al pubblico le fragili sorti di Paesi in continuo mutamento.

Mai avrei immaginato che un giorno avrei ascoltato direttamente da lui quei racconti. Negli anni, con generosità, Emilio mi confidò i dettagli delle sue esperienze africane: “L’Africa l’ho amata e l’ho sofferta. Ho più volte rischiato la vita, ma solo ora, a distanza di tempo, me ne rendo conto”. Con quell’inconfondibile sorriso aggiungeva: “Sai, Antonio, chi volle che lo accompagnassi nei suoi primi viaggi da ministro degli Esteri? Aldo Moro”.

E cominciava la narrazione: Addis Abeba, Nairobi, Mogadiscio, Kinshasa. Infine Tripoli, dove il nuovo leader Gheddafi stava prendendo possesso della scena politica. I suoi ricordi erano fiumi in piena: le piogge torrenziali, i cieli africani, i nomi di monarchi e dittatori che da noi apparivano senza storia, ma che in realtà ne avevano fin troppa.

Raccontava con orgoglio di quando, grazie ai suoi rapporti con il presidente somalo Siad Barre, riuscì a salvare Pier Paolo Pasolini da una disavventura doganale: i poliziotti volevano imprigionarlo perché sprovvisto di visto, e Fede, chiamando direttamente Barre, lo fece liberare.

Episodi che testimoniavano non solo il suo talento giornalistico, ma anche il suo peso politico. Indimenticabile anche il ricordo di Gheddafi. Emilio, mescolato ai giornalisti libici, assistette alle prove del Colonnello su come ricevere Moro: prima in piedi, poi dietro la scrivania, infine deciso a rimanere seduto senza neppure alzarsi.

Ma in quell’istante qualcuno notò che Emilio non era libico: fu preso di peso e sbattuto fuori dalla sala. Episodi rischiosi, vissuti con il coraggio e l’ironia che lo contraddistinguevano. Poi le tante avventure amorose, raccontate una dietro l’altra con aneddoti che resteranno riservati.

A Napoli, Fede trovò una seconda patria. Non dava un passo senza che io ne fossi informato: amava incontrare la gente semplice, chiacchierare, vivere nel teatro quotidiano della città. Il ristorante sul lungomare “Antonio&Antonio” della famiglia Della Notte era diventato la sua casa, dove incontrava personaggi del mondo televisivo, politico, sportivo, degli spettacoli e della cultura.

Tutti si fermavano per un saluto e per un abbraccio. Villa Lucia, splendida residenza della moglie Diana con vista sul golfo, non bastava a contenerlo: preferiva respirare quell’affabilità partenopea che lo incantava. Citando Eduardo, ripeteva: “È semp’apierto: ce nasce gente, ca’ senza cuncerto, scenne p’’e strade e sape recità”.

La sua dedizione a Napoli la lasciò anche scritta. Nel libro “Se tornassi ad Arcore”, bilancio della sua vita da direttore, concluse con una dedica speciale proprio alla città che gli aveva donato un abbraccio indimenticabile. Come non ricordare le tante giornate trascorse con gli “Amici di Fede”, il fan club creato per scherzo con Gianfranco Coppola, Michele Romano, Pippo Papaccioli, Antonino e Antonio Della Notte, Salvatore Caiazza e Paolo Ruscigno.

Le notti estive nella sua villa ad Anacapri o a San Francesco a Forio d’Ischia tra Villa Luisina e Villa Marinella. Poi lo sport, la sua passione nata con la fondazione del periodico “Hurrà Juve”, il passaggio per necessità al Milan del suo amico Berlusconi per finire al tifo per il Napoli di De Laurentiis, che gli consegnò la tessera speciale per un posto fisso in tribuna al San Paolo.

Addio, Emilio. Amico, maestro, testimone di un giornalismo che oggi non c’è più. Il tuo ricordo resta vivo non solo nelle pagine della storia della televisione e della stampa italiana, ma anche nei cuori di chi ti ha voluto bene. Abbraccio la figlia Sveva che con Ottavia e Guelfo sono stati vicini ad Emilio, rimasto troppo solo dopo la morte della moglie Diana.

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