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Notte di Luce

A Napoli il macabro Halloween spazzato via dalle luci dei cattolici

Ventimila in piazza del Plebiscito, radunati da don Michele Madonna, per testimoniare la fede in Cristo

A Napoli il macabro Halloween spazzato via dalle luci dei cattolici

Napoli, Piazza Dante: i cattolici testimoniano Cristo

Le luci della notte della Festa dei Santi hanno squarciato il buio tetro della macabra festa di Halloween. Napoli ha trascorso come tutte le città occidentali una vigilia di Tutti i Santi nelle strade. Però, se da un lato i locali invocavano un divertimento all'insegna di mostri, zucche, ragnatele e volti squartati, la Chiesa chiamava alla preghiera e alla testimonianza della cristianità come solida base di valori di chi non si piega alle mode dementi.

La “chiamata” ai cattolici è giunta per il terzo anno da don Michele Madonna che ci tiene a sottolineare di non avere mai voluto dare vita a una manifestazione contrapposta alla carnevalata commerciale, sarebbe svilente per i milioni di fedeli del mondo che - non solo nella notte tra il 30 ottobre e il primo novembre - tutto l’anno praticano i sacramenti e si affidano a Gesù.

Don Michele, è il terzo anno che riunisce tanti fedeli a piazza Dante per poi guidarli in processione fino all'Adorazione Eucaristica in piazza del Plebiscito. Ieri sera quanti erano?

«Non corro dietro ai numeri. Posso dire che il primo anno fui sorpreso, perché credevo di riunire poche decine di persone e invece arrivarono in 12mila… Lo scorso anno erano 15mila e quest’anno mi dicono che hanno raggiunto il numero di 20mila».

Perché fuori dalle chiese si verifica un’adesione così alta di testimoni di fede?

«Penso che il richiamo forte sia Gesù, com'è da duemila anni. Oggi, però, i cattolici avvertono sempre più il bisogno di rappresentare pubblicamente la fede. A causa del politicamente corretto, si è arrivati al punto che i cristiani rispettano ogni forma di religione ma è come se fosse diventato politicamente scorretto nominare Gesù. Ed è per questo che si desidera invece uscire allo scoperto, senza coltivare più timore di dirsi cristiani e cattolici».

I ventimila in processione e poi in piazza del Plebiscito erano tutti napoletani?

«Sono venuti da tutta Italia. Dal Nord e dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Puglia. Ma mi hanno telefonato e poi ci hanno raggiunto anche dagli Usa. Tra noi c’era un folto gruppo di statunitensi».

Qual è la richiesta che ha registrato dai partecipanti?

«Parlare chiaro di Dio, presentarlo per ciò che è: vivo. E porsi in relazione con Lui. I contenuti della Bibbia e del Vangelo non cambiano, ma gli strumenti sì. Ieri sera i giovani hanno cantato con musiche cristiane nuove, moderne da essi stessi composte. Bisogna lasciarli fare e allora li si vede felici. Oggi non si è felici, lo constatiamo intorno a noi. Ma Gesù è la risposta al nostro bisogno di felicità. E lasciare entrare la fede nella società aiuta tutti. Aiuterebbe anche la politica rimettere la fede al centro, perché la fede è la risposta di ciò che è già scritto dentro di noi».

La musica cristiana moderna attira?

«Più di tutto attira l’Eucaristia, quella della notte dei Santi è stata un’Adorazione Eucaristica. È questo che ha richiamato tanti fedeli».

Cosa avviene in questi momenti così intensi? Non intendo prodigi, ma quali sono le istanze che le giungono da chi partecipa a raduni di fede di questa portata?

«Avviene la guarigione interiore, di quelle ferite che ognuno si porta dentro. Si avverte di essere riusciti a entrare in relazione con Gesù che accoglie perché, con amore, si è fatto sputare in faccia per noi. E le ferite guariscono: nei genitori che hanno perso un figlio come in chi ha vissuto una vita passata talvolta tremenda. Ci si sente abbracciati, accolti l’un l’altro, ci si sente famiglia, avvertendo amore da parte di Dio e da parte del fratello che partecipa standoci accanto».

E cosa accade al sacerdote, al religioso… eravate in tanti a seguire quel semplice crocifisso in legno.

«I fedeli chiedono al sacerdote di essergli più vicino, non solo amico, ma padre che accompagna nelle vicende della vita, in famiglia, accanto ai giovani, agli anziani, agli ammalati».

Se una manifestazione come quella della notte tra il 30 ottobre e il Primo novembre ha un tale forte richiamo, perché non ripeterla ancora durante l’anno?

«Intanto, in questi tre anni altri paesini e città hanno cominciato in proprio ad organizzarsi. Ma è Napoli che esprime una risposta così forte. Ci è stato chiesto di ripeterla in altri giorni dell’anno. Ebbene, già avviene. Ad esempio, a maggio abbiamo la giornata di ritiro spirituale che si svolge al Palapartenope, nella struttura dove si tengono i grandi concerti di Napoli. È una giornata intera in cui la struttura si riempie anche di chi solitamente a messa non ci va, ma ci ha incontrati nelle strade dove portiamo la nostra evangelizzazione tutto l’anno. Ancora non sappiamo quale sarà la data del prossimo ritiro che si chiama “Il Cielo aperto su Napoli"».

 

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