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tempi violenti e volgari

Il Cardinale Parolin: l'altra faccia del mondo interconnesso è frenesia e distrazione del cuore

A Pompei, il Segretario di Stato inviato dal "Papa del Rosario", Leone XIV , esorta i cristiani a imitare "la fretta" di Maria, «ma non quella superficiale di chi corre per sfuggire ai problemi o si lascia travolgere dall’attivismo»

Il Cardinale Parolin: l'altra faccia del mondo interconnesso è frenesia e distrazione del cuore

Il Cardinale Pietro Parolin tra i fedeli a Pompei

L'Arcivescovo Caputo ha affidato all'alto presule un messaggio per il Pontefice: «Assicuri al Santo Padre che questo Tempio resterà ben radicato nella preghiera mariana alla scuola di Giovanni Paolo II»

POMPEI. «Le nostre giornate, lo sappiamo, scorrono spesso nella fretta. Tutto si misura in termini di rendimento, di efficienza, di utilità. E non possiamo negare che, almeno in parte, ciò possa produrre anche del bene: viviamo in un mondo interconnesso, capace di comunicare in un istante da un continente all'altro, di compiere grandi progressi scientifici e tecnici. Eppure, l'altra faccia di questa frenesia è la distrazione del cuore». Il cuore dell'omelia del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato del Vaticano, inviato da Papa Leone XIV a Pompei, per celebrare il 150° anniversario dell'arrivo del quadro venerato nel Santuario dedicato a Maria Vergine del Santo Rosario, è stato un monito rivolto ai cristiani a non ignorare il dolore e la sofferenza degli altri.

Accolto dall'Arcivescovo Prelato del Santuario, monsignor Tommaso Caputo, il Cardinale Parolin ha trovato una "Valle" non più desolata, come la vide la prima volta il Santo Bartolo Longo che fondò in questo luogo opere di carità e di pace visitate da Papa Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI, Papa Francesco, e che ora attende l'incontro con Papa Leone XIV.

«È un vero “Giubileo nel Giubileo”, come ha scritto il vostro Arcivescovo, che accompagna la “Nuova Pompei” in questo tempo di grazia, reso ancora più significativo dalla canonizzazione di Bartolo Longo, avvenuta il 19 ottobre scorso in piazza San Pietro. Un laico che ha dato una straordinaria risposta educativa ai bisogni del suo tempo, volendo, insieme alla devozione a Maria, ridare alle persone dignità e prospettiva attraverso le opere di educazione e carità». Ha aggiunto Parolin nella sua sentita omelia, pronunciata sul sagrato del piazzale Bartolo Longo e rivolta a migliaia di fedeli che hanno trovato posto all'esterno del tempio, per partecipare alla sacra funzione religiosa, mentre altre migliaia seguivano la celebrazione eucaristica proiettata dai maxi-schermi nella basilica. E migliaia ancora erano in fila, sin dall'alba, per venerare l'effigie della Madonna del Rosario,  «dipinto - ha ricordato l'arcivescovo Tommaso Caputo nel suo discorso di accoglienza a Parolin - donato a Bartolo Longo e alla consorte Marianna Farnararo De Fusco» e che  «fu “avventurosamente” trasportato da Napoli proprio qui dove siamo radunati in preghiera, sopra un carro di letame. Un inizio umile, in linea con lo stile di Dio che sa trarre grandi cose dalle realtà più insignificanti. In pochi anni, Valle di Pompei diventò un avamposto di fede e di carità, luogo dello Spirito e l’Icona della Vergine divenne nota e venerata nel mondo intero».

«Eminenza - ha aggiunto Caputo - assicuri il Santo Padre che le Sue parole saranno la nostra guida: questo Tempio della fede e il Tempio della carità che lo circonda intendono essere ben radicati nella mirabile preghiera mariana, alla scuola di San Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae firmata proprio davanti alla Venerata Immagine della Regina del Rosario di Pompei il 16 ottobre 2002».

Parolin ha esaltato della Vergine Maria la "fretta" con cui raggiunse la cugina Elisabetta: «"Maria raggiunse in fretta una città di Giuda", abbiamo sentito all'inizio della pagina del Vangelo secondo Luca... Maria offrì alla casa di Elisabetta: una presenza silenziosa, premurosa, colma di fede e di amore - ha detto il Legato pontificio - Nella corsa quotidiana rischiamo di non accorgerci più delle persone, dei loro bisogni, dei loro dolori. Talvolta la fretta diventa una forma di fuga: si corre per non pensare, per non interrogarsi sul senso profondo della vita. Una società frettolosa, infatti, facilmente sorvola sulle grandi domande sul senso della vita. Noi cristiani siamo chiamati a imitare questa fretta, ma non quella superficiale di chi corre per sfuggire ai problemi o si lascia travolgere dall’attivismo. È questo il dono più grande che possiamo offrire al mondo: testimoniare l'amore di Dio e condividere la gioia che esso porta».

Al termine della funzione sacra il mondo intero dei fedeli alla Madonna si è unito, attraverso la comunicazione dei media, al "messaggio di pace" rivolto ai potenti della Terra, con la recita della Supplica composta da San Bartolo Longo. In prima fila, davanti all'altare allestito in piazza Bartolo Longo, tra le autorità, anche il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che ha risposto così all'invito che l'Arcivescovo Caputo gli aveva rivolto per questa speciale giornata. Al suo fianco il prefetto di Napoli, Michele Di Bari, cattolico praticante e testimone di fede in ogni occasione religiosa, il sindaco di Pompei, Carmine Lo Sapio, e molti altre fasce tricolori del territorio partenopeo. Tante anche le delegazioni da varie nazioni del mondo che hanno pregato insieme con associazioni e gruppi religiosi, congregazioni e ordini cavallereschi, con le autorità militari e delle forze di polizia che hanno assicurato la sicurezza per l'occasione.

Continuerà ancora fino a tarda notte l'attesa dei fedeli in fila dall'esterno del Santuario, per avvicinare il quadro della Vergine. Un momento particolare in cui è consentito baciare l'effigie sacra, prima che venga di nuovo riposta nella teca in alto all'altare del Santuario di Pompei. 

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