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Editoria: Fnsi e Odg a Di Maio, non chiniamo la testa

Editoria: Fnsi e Odg a Di Maio, non chiniamo la testa

Manifestazione davanti al Mise contro i tagli: senza rispetto e legittimazione reciproca, non ci si può sedere al tavolo

ROMA. «Quella di oggi non era una convocazione, ma una provocazione». Lo chiarisce Raffaele Lorusso segretario della Fnsi, per spiegare - in apertura dell'assemblea davanti al ministero dello Sviluppo Economico - il no di Federazione Nazionale della Stampa e Ordine dei giornalisti alla convocazione del ministro del Lavoro di Maio, fissata proprio per stamattina al Mise. «Se si convocano parti definite in precedenza sciacalli e altro, prima bisogna fare un passo indietro, chiedere scusa soprattutto a quei colleghi che sono pronti a mettersi a rischio pur di non rinunciare a informare - spiega -. Oggi ci è stato detto che si sarebbe parlato di equo compenso e precari, ma come sarebbe stato possibile, considerando che nelle stesse ore al Senato si approva un emendamento che farà tagliare il fondo per l'editoria, facendo così chiudere principalmente molte piccole testate, che danno lavoro a 1000 colleghi. Pochi giorni fa poi era stato anche deciso dal governo il dimezzamento del compenso per il servizio pubblico che svolge Radio Radicale, il che significherebbe, per loro, la chiusura». Per occuparsi «realmente del precariato il governo dovrebbe, ad esempio, pensare di approvare i criteri per la liquidazione giudiziale dei compensi, che esiste nelle altre categorie professionali, ma non per i giornalisti». Per Lorusso «senza rispetto e legittimazione reciproca, non ci si può sedere al tavolo. Oggi con Odg e Fnsi erano state invitate anche fantomatiche associazioni di precari di cui non sappiamo nulla. Forse qualcuno pensava che questo incontro fosse giusto l'occasione per farsi un selfie, come e' successo con il tavolo per i rider, per cui dopo invece la situazione è peggiorata. Noi non potevamo consentirlo. Serve innanzitutto rispetto per la categoria, senza quello ci sarebbe una sottomissione da parte nostra ma noi non abbassiamo la testa davanti a nessuno». 

ORDINE NAZIONALE. «Si devono rassegnare, il giornalismo è fatto per i governati non per i governanti. Caro ministro (Di Maio, ndr), lei rappresenta il potere, di conseguenza deve cortesemente soggiacere alle regole della democrazia di cui l'informazione è un organo di controllo». Lo ha detto Carlo Verna, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, per spiegare durante l'assemblea davanti al ministero dello Sviluppo Economico, il no di Odg e Fnsi alla convocazione del ministro di Maio, fissata proprio per stamattina al Mise. I tagli al fondo per l'editoria «sono lineari e non tengono conto del compito dell'informazione di raggiungere tutti i cittadini. Non c'è nessun privilegio da parte di chi riceve il contributo di sostegno, è semplicemente una valorizzazione del pluralismo» ha aggiunto. Per Verna non ha senso sedersi a un tavolo «con chi dà i numeri senza voler fare un ragionamento critico. Per dirla in slang, “'cca nisciuno è fesso"». 

FNSI. «Chi pensava che il sindacato fosse pronto a ingoiare le ingiurie e che davanti a un tozzo di pane avremmo detto si' grazie, ha sbagliato indirizzo». Lo ha detto Beppe Giulietti Presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana, in chiusura dell'assemblea pubblica davanti al ministero dello Sviluppo Economico, per spiegare il no di Fnsi e Ordine dei Giornalisti, alla convocazione del Ministro del Lavoro di Maio, fissata proprio per stamattina al Mise. Giulietti ha ringraziato ancora una volta il Capo dello Stato (per lui c'è stato un applauso collettivo, ndr) «che per sette volte ha dovuto dire in queste settimane che la libertà di informazione è un presidio della democrazia». Con i tagli al fondo per l'editoria «non si colpiscono le grandi testate, che da anni non lo ricevono più ma le piccole testate e le realtà regionali. E dopo l'editoria, rischiano l'emittenza e le convenzioni delle agenzie. Chi sostiene che situazioni (di tensione tra potere e informazione, ndr) come questa ci siano sempre state si sbaglia. Ora c'è Trump, e l'obiettivo in molte parti del mondo è cancellare la figura del giornalista». Per Giulietti, «se il ministro vuole parlare di precari e equo compenso rimuova innanzitutto gli insulti. E do una notizia, tutti i tentativi fatti per dividere Carlo Verna (presidente del Consiglio Nazionale dell'Odg) e Lorusso (segretario della Fnsi), per fare trattative separate, sono stati inutili. Non perdete tempo, questa, unita, è l'unica delegazione che può trattare». Il presidente della Fnsi ricorda anche che «la legge sull'equo compenso c'è già, va applicata. Hanno risposto che mancano i soldi. Eppure per finanziarla basterebbe un emendamento nella legge contro le querele bavaglio, da portare a votazione, con cui si stabilisca che un terzo, un quarto o la metà di quello che dovranno lasciare i molestatori dell'articolo 21 che perdono le cause, vada nel fondo per i precari, dove potrebbero andare anche i soldi delle multe dell'Agcom». L'ambizione di Odg e Fnsi «è trattare con il governo ma se non ci saranno i presupposti, il prossimo passo sarà una grande manifestazione nazionale per chi vuole proteggere la Costituzione e l'Articolo 21».

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