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12 Dicembre 2018 - 10:39
Gli investigatori scoprono gare truccate
Le mani di Cosa nostra sull'ippodromo di Palermo. Gli investigatori scoprono gare truccate. Il Gip del Tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, ha disposto un provvedimento restrittivo - eseguito dai Carabinieri di Palermo - nei confronti di 9 indagati ritenuti a vario titolo responsabili di concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori aggravato in concorso e frode in competizioni sportive. L’attività d’indagine, denominata convenzionalmente 'Corsa nostra' "costituisce l’approfondimento di alcuni elementi investigativi acquisiti nell’operazione 'Talea' del dicembre 2017". L'inchesta ha "permesso di documentare come cosa nostra esercitasse un controllo sull’ippodromo di Palermo", come dicono gli inquirenti.
Dall'operazione emerge che i summit dei 'picciotti' venivano organizzati nelle scuderie per paura di essere intercettati. I Carabinieri hanno anche scoperto che i boss avrebbero truccato le gare. "Cosa nostra aveva il monopolio pressoché assoluto" sull'ippodromo di Palermo, scrive il gip di Palermo nell'ordinanza di custodia cautelare. Secondo il gip, i boss mafiosi utilizzavano "quelle classiche metodologie che creano assoggettamento".
Ci sono anche degli insospettabili a finire in manette nell'ambito dell'operazione. Gli indagati sono ritenuti dagli inquirenti vicini al clan di San Lorenzo e Resuttana. Si tratta di allenatori ma anche gestori di scuderie. Tra loro c'è anche una donna, giovane promessa dell'ippica siciliana, finita ai domiciliari. I fatti sarebbero stati commessi nel 2014. L'indagine è coordinata dal Procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai pm Roberto Tartaglia, Amelia Luise e Annamaria Picozzi.
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