Il provvedimento che farà approvare nella finanziaria determinerà la fine dell'informazione locale e migliaia di cronisti disoccupati. Meloni: senza fondi il pluralismo scomparirà
NAPOLI. La Lega ha ceduto alle pressioni dei Cinque stelle sul folle progetto di cancellare dalle edicole e dalla storia circa duecento testate su tutto il territorio nazionale, tra le quali anche il “Roma”. Sull’emendamento che prevede il taglio al fondo per il pluralismo dell’informazione è stato trovato un accordo nel governo gialloverde per un provvedimento che rappresenta un colpo durissimo alla libertà di informazione nel nostro Paese.
«Non tagliamo i fondi dall'oggi al domani», ha detto il vicepremier Luigi Di Maio in commissione di Vigilanza Rai. «Non vogliamo determinare la morte delle testate - aggiunge - abbiamo fatto un piano di decrescita dei fondi che è triennale con l'obiettivo di disintossicare dalla politica e dai soldi pubblici le testate dandogli il tempo di accelerare la raccolta pubblicitaria. Poi se un giornale non vende più copie allora si deve fare altre domande», spiega ancora. Di Maio, poi, fa un riferimento alla vicenda che coinvolge Radio Radicale. «Non tagliamo tutti i fondi - dichiara - passiamo da 12-14 milioni a 9 che vengono 5 dal Mise e 4 dalla presidenza del Consiglio dei Ministri».
Evidentemente il ministro non sa di cosa parla e non ha capito neanche il senso dell’esistenza del fondo per il pluralismo che permette di far esistere voci che altrimenti sul mercato non riuscirebbero a sopravvivere. Quindi mente sapendo di mentire. «Le dichiarazioni del ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, in commissione di Vigilanza sulla Rai, in difesa della proposta di taglio progressivo del fondo per l'editoria, confermano la volontà di colpire il pluralismo dell'informazione. Il governo si assume la responsabilità di assestare un colpo mortale a numerose piccole testate, espressioni di minoranze o di determinati territori», affermano, in una nota, la Federazione nazionale della Stampa italiana e l'Ordine dei giornalisti. «Per non parlare di Radio Radicale, che sarà costretta a interrompere da subito le trasmissioni. Numerosi giornalisti e lavoratori del settore - prosegue la nota - perderanno il posto di lavoro, con buona pace di chi, come il ministro Di Maio, continua a parlare di lotta al precariato in modo strumentale e con evidenti finalità propagandistiche e di autopromozione. L'auspicio è che in Parlamento prevalga il buon senso e che i parlamentari non si rendano complici di un disegno che punta a cancellare la circolazione delle idee, colpendo il diritto dei cittadini ad essere informati e, come più volte ricordato dal presidente della Repubblica, l'articolo 21 della Costituzione».
Sono numerosi i parlamentari che si sono schierati contro la vergognosa decisione di Lega e M5S: «La libera stampa non è composta da tossine da eliminare. Il ministro Di Maio è perciò incappato in una terminologia infelice, evidentemente rivelatrice dell'atteggiamento pervicacemente ostile del M5S rispetto ai giornali», dichiara il senatore di Forza Italia Renato Schifani. «Non sappiamo in che tipo di mondo viva Di Maio, ma è anche arci noto che l'informazione da sempre è un costo per le aziende del settore. Lo Stato sostiene l'Editoria per questo. Dobbiamo aspettare anche in questo caso l'aumento della disoccupazione dei giornalisti licenziati», affema la senatrice di Forza Italia, Fiammetta Modena in una nota. Federico Fornaro di Leu parla di «un colpo al pluralismo informativo». «Di Maio poco tempo fa si rallegrava per la possibile chiusura di alcuni quotidiani ritenuti ostili, e poi azzera il Fondo per il pluralismo dell'Editoria. Questo è gravissimo e inquietante», ricorda il senatore Pd Francesco Verducci. Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, ha scritto al sottosegretario Crimi per esprimere preoccupazione per il taglio all’editoria. Il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida ha annunciato battaglia. «Attraverso i cosiddetti tagli graduali, il Ministro Di Maio conferma di voler uccidere una volta per tutte l'Editoria, calpestandone ignominiosamente il cadavere», dichiara Stefano Maullu, europarlamentare di Fdi. L'Associazione Stampa parlamentare esprime forte preoccupazione per le disposizioni inserite nel testo del disegno di Legge di Bilancio. Preoccupazione condivisibile per la deputata di Forza Italia, Elvira Savino.
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