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09 Febbraio 2019 - 14:39
La Procura di Catania ha presentato ricorso al provvedimento con il quale il Tribunale del Riesame di Catania ha annullato il decreto del gip che disponeva il sequestro di 200mila euro
Finisce in Cassazione il caso Aquarius. La Procura di Catania, diretta da Carmelo Zuccaro, ha presentato ricorso in Corte di Cassazione al provvedimento con il quale il Tribunale del Riesame di Catania ha annullato il decreto del gip che disponeva il sequestro di 200 mila euro da due conti correnti intestati a Francesco Giannino, l'agente marittimo indagato nell'ambito dell'inchiesta sulla Aquarius. Quattro mesi fa il procuratore Carmelo Zuccaro aveva disposto il sequestro, mai eseguito perché la nave era già ferma nel porto di Marsiglia, della Aquarius, utilizzata da Medici senza frontiere e Sos Mediterranèe per le missioni di soccorso nel Mediterraneo.
"Esiste la ritenuta potenziale infettività dei rifiuti derivanti dalle operazioni di salvataggio (nello specifico vestiti e biancheria intima) che dunque avrebbero dovuto essere riferiti come rifiuti sanitari a rischio infettivo o sanitari pericolosi, tuttavia e' insussistente il contestato reato di traffico illecito di rifiuti", scrivono ancora i giudici nella motivazione con cui il Tribunale del riesame di Catania ha annullato il decreto del Gip. "Gli indumenti ed i vestiti indossati dai migranti, a rischi di contaminazione da agenti patogeni e virus infettivi, ed i rifiuti alimentari rappresentati dagli scarti degli alimenti somministrati ai migranti a bordo, potenziali veicoli, per contatto diretto, di microorganismi, virus e tossine - come hanno scritto nel provvedimento il presidente Sebastiano Mignemi e la relatrice Laura Benanti - non potevano essere raccolti e smaltiti in modo indifferenziato, quali residui del carico, assimilati ai rifiuti solidi urbani, bensì previa qualificazione degli stessi come rifiuti sanitari a rischio infettivo o sanitari pericolosi, e con modalità rispettose della salute pubblica".
Per i giudici del Riesame di Catania, la "pluralità delle operazioni, e financo l'abitualità della condotta, non è però sufficiente a far ritenere integrato il reato contestato di traffico illecito di rifiuti essendo infatti necessario un quid pluris, consistente nell'allestimento di mezzi ed attività continuative organizzate. In altri termini una struttura rudimentale, nel cui alveo ricondurre i traffici illeciti, organizzando una forma di impresa". Nell'udienza davanti ai giudici del Riesame, la difesa di Francesco Gianino aveva sostenuto che erano state "travisate le conversazioni nelle quali Gianino era stato interlocutore diretto" e che "non era vero che Aquarius non avesse mai conferito rifiuti sanitari" ma anche che "illegittimo era stato il metodo di calcolo del presunto illecito profitto". Ora arriva il ricorso della Procura alla decisione del Tribunale del Riesame.
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