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Omicidio Meredith, la Cassazione: «Clamorose amnesie investigative»

Omicidio Meredith, la Cassazione: «Clamorose amnesie investigative»

Le motivazioini dell'assoluzione diventano un atto d'accusa per gli inquirenti

ROMA. Il processo scaturito dall'omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher ha avuto un «iter obiettivamente ondivago». Le «oscillazioni» del percorso seguito, dicono i giudici della corte di Cassazione nelle motivazioni della sentenza di assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito depositate stamani, «sono la risultante anche di clamorose defaillances o 'amnesie' investigative e di colpevoli omissioni di attività di indagine, che, ove poste in essere, avrebbero, con ogni probabilità, consentito, sin da subito, di delineare un quadro, se non di certezza, vuoi della colpevolezza, dell'estraneità degli odierni ricorrenti».

I giudici evidenziano un «insieme probatorio tutt'altro che contrassegnato da evidenza oltre il ragioneviole dubbio» e uno «scenario intrinsecamente contraddittorio». Inoltre, le indagini genetiche sono state «acquisite in violazione delle regole consacrate dai protocolli internazionali». «Basti considerare, al riguardo – scrivono nelle 52 pagine di motivazioni depositate stamattina - le modalità di reperimento, repertazione e conservazione dei due oggetti di maggiore interesse investigativo: il coltello da cucina e il gancetto di chiusura del reggiseno della vittima, in ordine ai quali non si è esitato, in sentenza a qualificare l'operato degli inquirenti in termini di caduta di professionalità». L'«assoluta mancanza, nella stanza dell'omicidio o sul corpo della vittima, di tracce biologiche con certezza riferibili ai due imputati» è, inoltre «un dato processuale di incontrovertibile valenza», e un «monolite invalicabile sulla strada intrapresa dal giudice a quo per pervenire all'affermazione di colpevolezza degli odierni ricorrenti».

«L'ultimo interrogativo, in ordine alla formula dell'annullamento con o senza rinvio - spiegano ancora i giudici - è correlata alla possibilità oggettiva di ulteriori accertamenti» e in questo caso «la risposta è certamente negativa». E questo perché, spiega la Suprema Corte, «le tracce biologiche sui reperti di interesse investigativo sono di esigua entità, come tali insuscettive di amplificazione e dunque, destinate a non rendere risposte di sicura affidabilità, né in termini di identità né in termini di compatibilità». Inoltre, «i computer di Amanda Knox e della Kercher, che, forse avrebbero potuto dare notizie utili alle indagini, sono stati, incredibilmente, bruciati da improvvide manovre degli inquirenti, che hanno causato schock elettrico, e non possono più dare nessuna informazione, trattandosi di danno irreversibile». Il rinvio quindi per i giudici sarebbe «inutile», perché anche un nuovo giudice di rinvio, «in ossequio ai principi di diritto enunciati nella presente sentenza» sarebbe comunque tenuto ad «una formula di proscioglimento».

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