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02 Luglio 2019 - 12:23
Avrebbero incassato oltre 7 milioni di euro di fondi pubblici le onlus finite nel mirino dell'operazione "Fake onlus" messa segno da oltre 100 finanzieri del comando provinciale di Lodi. Il bilancio è di 11 misure cautelari personali e sequestri tra Lombardia e Campania: 5 arresti ai domiciliari, 1 carcere e per il resto obblighi di dimora e di presentazione giornaliera alla polizia giudiziaria.
«Sono quattro le onlus coinvolte» ha spiegato il sostituto procuratore, Gianluca Prisco, sottolineando che «sono delle eccezioni». «Questo non significa che bisogna sottovalutare l'enorme valore di tutte le altre Onlus che hanno ben gestito l'emergenza», ha spiegato. «Bisogna vedere anche il grande lavoro che fanno le altre onlus - ha aggiunto - che gestiscono veramente l'emergenza migranti». L'operazione, hanno sottolineato gli inquirenti, «si è basata quasi esclusivamente sulla documentazione bancaria».
Dalle indagini, dirette dal procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Milano, Ilda Boccassini e dal sostituto procuratore, Gianluca Prisco, e condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Lodi sono emersi «i tratti essenziali di un pericoloso sodalizio criminale che si è stabilmente inserito nelle gare pubbliche per la gestione dell’emergenza migranti indette dalle Prefetture di Lodi, Pavia e Parma».
Nel corso delle indagini, durate due anni, si è registrata «la progressiva costituzione di Onlus-Cooperative, collegate tra loro da mirati interscambi di cariche amministrative - fanno sapere gli investigatori - appositamente costituite al sol fine di partecipare ed aggiudicarsi le gare/convenzioni indette dalle citate prefetture offrendo, spesso, il prezzo più conveniente a ribasso, producendo a supporto documentazione non veritiera sui servizi offerti ai migranti».
L'alternarsi delle cariche rappresentative all'interno delle Onlus, spiegano gli investigatori, «nasce dalla necessità di partecipare ai bandi in modo da evitare che emergessero i precedenti penali di alcuni indagati; ciò, infatti, rappresenta una causa ostativa alla partecipazione ai bandi stessi».
Le Onlus, finite al centro dell'operazione “Fake Onlus" messa a segno dalla guardia di finanza e coordinata dalla procura di Milano, «risultano essere collegate a noti pluripregiudicati appartenenti alla 'ndrangheta, i quali le hanno sfruttate per far ottenere a persone recluse, attraverso il rilascio di documentazione falsa, la concessione della misura alternativa alla detenzione da parte del magistrato di sorveglianza». Lo fa sapere la guardia di finanza aggiungendo che «veniva attestata, falsamente, la possibilità/necessità di poter accedere ai benefici di legge attraverso l'assunzione presso le cooperative».
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