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01 Settembre 2019 - 07:30
L’architetto arrestato in Grecia durante la crociera e detenuto per 4 mesi
CASERTA. L’accusa era delle più infamanti: abusi sessuali sulla figlioletta di quattro anni. Un vero e proprio incubo per un architetto 51enne della provincia di Caserta, iniziato esattamente l’agosto dello scorso anno, durante una crociera in Grecia, al quale il pm di Napoli Nord, dottoressa Manuela Massimo Esposito, mette la parola fine con la richiesta di archiviazione perché il fatto non sussiste. Una vicenda assurda, incredibile, nata da un “maledetto errore” come scritto nella richiesta, da un fraintendimento, e che non può dirsi certo conclusa. Tutt’altro. L’arresto avvenuto davanti alla moglie e alla figlia, quattro mesi di detenzione in Grecia, l’angoscia e la vergogna provati per un’accusa così grave quanto falsa: impossibile archiviare tanta infamia. Una ferita che, a un anno di distanza, ancora sanguina e che è causa di dolore e disagio.
IL FATTO. La coppia di professionisti casertani, lui architetto, lei docente, parte con la figlioletta di quattro anni per una crociera in Grecia a bordo di una nave di una nota compagnia di navigazione. Tutto fila liscio. Viste le alte temperature, i due coniugi preferiscono effettuare le escursioni sulle isole greche da soli, lasciando la piccola alle cure dei baby sitter a bordo, il primo del Brasile e la seconda di El Salvador, entrambi non perfettamente in grado di comprendere l’italiano. I dialoghi con la bambina si svolgevano in un inglese scolastico. E durante le ore di gioco con gli animatori, la bambina avrebbe detto (il condizionale è d’obbligo): «Quando gioco a casa con papà mi fa la pipì in testa». Frase, a detta del baby sitter brasiliano, registrata. Una registrazione di fatto “fantasma”, mai prodotta agli investigatori e sulla cui esistenza dubita anche il pm partenopeo. La “confidenza” della bambina viene riferita dai due animatori al capitano della nave il quale, anziché allertare le autorità italiane (dal momento che il reato ipoteticamente sarebbe stato consumato in Italia), allerta la capitaneria greca, fa arrestare l’uomo al rientro dalla gita a Corfù e lascia a terra, nel pieno della notte, la moglie e la bambina (presunta vittima) senza soldi e alcuna tutela. In 24 ore, il tempo delle indagini effettuate dalla Procura di Rodi, viene nominata una consulente per un colloquio con la piccola, vengono allertati il console italiano, un legale e un’interprete (moglie del console), dopodiché il professionista viene portato in carcere dove vi rimarrà per 128 giorni, fino a quando viene liberato dal tribunale del riesame greco dietro il pagamento di una cauzione di 5mila euro. La piccola, durante un assurdo colloquio con la Ctu greca, ha più volte detto che quella frase era stato uno scherzo all’animatore. Ma non è stata tenuta in considerazione. Quattro mesi di inferno durante i quali la moglie va più volte in Grecia per dimostrare l’innocenza del marito, non senza incontrare ostacoli. A dicembre scorso invia anche una lettera-appello a Mattarella per sollecitare un intervento. Al rientro in Italia, il professore presenta un’autodenuncia alla Procura di Napoli Nord e da qui si apre l’indagine con il conseguente sequestro di computer e documenti. La vita del professionista viene scandagliata, la piccola ascoltata con le dovute cautele (cosa non effettuata in Grecia, calpestando ogni diritto internazionale del fanciullo) e finalmente il responso: niente. Nessun reato. Il fatto non sussiste.
I LEGALI. «Con la richiesta di archiviazione del pm di Napoli Nord si chiude una fase allucinante, degna di Kafka, nella quale un cittadino italiano è stato calpestato dei suoi diritti fondamentali, dove la tutela di un cittadino europeo non è stata presa in considerazione dallo stato greco e dove emergono delle gravissime responsabilità non solo della compagnia di navigazione, dal punto di vista oggettivo, ma del comandante di quella nave che fa sbarcare in una terra non italiana la presunta vittima, cioè la bambina e la madre, facendo incarcerare sulla scorta di dichiarazioni inesistenti, allucinanti, assurde, inconciliabili, per qualsiasi logica giuridica e non, il professore di Casal di Principe». A parlare è Maurizio Zuccaro che con le colleghe Ilaria Grumetto e Monica Mandico (della Mandico & Partners), assiste legalmente la famiglia casertana. I legali hanno già annunciato opposizione all’archiviazione del pm e il rimando delle carte al gip per approfondire i vari capi di accusa. Inoltre, presenteranno richiesta alle autorità europee perché intervengano con lo stato greco per chiudere il procedimento. «Ci sono responsabilità oggettive, negligenze e soprusi. Quanto accaduto è surreale. Sono stati violati tutti i protocolli internazionali - prosegue l’avvocato - Il capitano avrebbe dovuto avvisare le autorità italiane, tenere in consegna il cittadino italiano e soprattutto, tutelare una donna con una bambina di quattro anni, ascoltata in piena notte con domande dirette, in spregio delle basilari regole della psicologia infantile. Siamo pronti, sia da un punto di vista penale, come fatto nella prima fase da me e dalla collega Ilaria Grumetto, sia da un punto di vista civilistico, con l’avvocato Monica Mandico, ad un’azione risarcitoria contro la compagnia di navigazione e contro il comandante. Sarà proprio l’avvocato Mandico a curare l’intera fase. Riteniamo che questo sia l’unico, piccolo momento di soddisfazione per un cittadino italiano, immacolato dal punto di vista giudiziario, che si è visto privare della libertà per oltre quattro mesi». E segni di tanto dolore sono percepibili anche dalla voce del professore che si limita a dire poche parole: «Il vero responsabile di tutto è sicuramente il comandante della nave. È stato di una superficialità, di una cattiveria e impreparazione unica. Secondo i miei studi nel Medioevo, rispetto alla Grecia attuale, c’era più giustizia».
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