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26 Settembre 2019 - 07:30
Si allarga la polemica sulle graduatorie, l’inefficiente operato di Alfieri lasciato in eredità a Caputo
NAPOLI. Si scoprono nuovi dettagli sulla “fuga” di Franco Alfieri dall’assessorato regionale all’Agricoltura alla poltroncina di sindaco di Capaccio. Perché di questo si è trattato, secondo una dettagliata ricostruzione: una fuga per i troppi pasticci realizzati. Annotate bene. Delle prime dieci domande del bando misura 4.2.1 del marzo 2017 denominato Agroindustria, le prime nove richieste di fondi approvate sono della provincia di Salerno: alcune di esse hanno raccolto 100/100 e il punteggio totalizzato prende in considerazione una quota significativa di “commercializzazione sul biologico” che è inverosimile in ragione dei comparti interessati: il tutto con un esborso di circa 10 milioni di fondi europei. Elementi che non possono non destare qualche interrogativo. Queste domande del Psr sono state partorite da quella che l’opposizione ha definito «la catastrofica gestione» del consigliere delegato Alfieri, sotto l’indirizzo del presidente De Luca, teso a premiare la “sua” Salerno lasciando le briciole alle altre province campane. Anche a quei casertani che avevano eletto il figlio trombato nel collegio di Salerno. Torniamo all’oggi. Nelle graduatorie provvisorie sembra che non tutte le province, relativamente agli interventi a valere per la misura 4.1.1., abbiano espletato i controlli resi obbligatori dal Dpr 445/2000: che in soldoni è l’autocertificazione. Nel momento in cui ci sono stati i ricorsi sono scattate le revoche: in questa graduatoria si sta procedendo per una scrematura. Ma non basta: si scoprono ogni giorno episodi incredibili, come la figlia di un commerciante salernitano che ha dichiarato il maneggio come un campo di pomodori e si è messa in tasca 900mila euro. Nel primo bando della 4.1.1. erano stati destinati meno di trenta milioni di euro: per favorire tutti la Regione Campania ha sborsato circa 180 milioni di euro, finanziando imprese con un punteggio finale anche fino a 40 punti. Nel bando attuale sono state approvate circa duecento domande con una dotazione finale di 64 milioni di euro. E le imprese con punteggio finale di 70 sono state escluse. Potrebbe esserci una soluzione seria per cercare di tamponare i danni, ovvero il trascinamento finanziario: consistente nell’assumere l’impegno finanziario nel periodo 2014/2020 attraverso l’utilizzo dell’overbooking ed espletare le relative operazioni di pagamento nel periodo 2021/2017. Ma sono costruzioni di regioni serie, non della nostra, che da sempre, e specie nel comparto agricoltura, è una enorme “bancarella del torrone”. Tutto ciò considerando anche gli impegni e gli sforzi degli imprenditori del settore, che quotidianamente si dedicano a far fronte ad una drammatica concorrenza, specie da parte delle regioni del Nord, dove gli uffici sono occupati da persone che lavorano a fianco delle imprese, non “contro” come a Napoli. Tali considerazioni risultano maggiormente amplificate se si parla, e si parlerà diffusamente, del Pacchetto giovani, ovvero della misura 4.1.2/6.1.1, dove è stata consentita la presentazione di 2.500 domande, legando il premio all’investimento: quindi la certezza matematica di affossare un altro bando. La Coldiretti aveva fatto muro, ma ormai in Regione Campania i muri non servono. In tutta questa tragicomica la patata bollente ora è nelle mani di Nicola Caputo, nuovo consigliere delegato, che come diceva Benedetto Croce, “vuole, non vuole, disvuole”.
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