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18 Ottobre 2019 - 12:52
NAPOLI. Avete presente quella regola non scritta, da sempre in vigore nei nostri campetti di periferia, per la quale il proprietario del pallone deve vincere perché diversamente va via portandosi la sfera a casa? E non so se anche a voi è capitato da bambini che nel bel mezzo delle infinite partitelle estive tra amici si iniziassero ad inventare di sana pianta o interpretare a convenienza regole e regolucce per cercare di modificare di volta in volta l’esito del match. Del resto, quando si gioca tra bambini può capitare che si decida di far valere o meno la regola del fuorigioco, il fallo involontario per il tocco di mano, il retropassaggio al portiere. Alla fine dei conti ciò che importa, quando si è bambini, è divertirsi. Immaginate, ora, se ci si comportasse così anche nel calcio professionistico. Se la squadra di casa pur di fare risultato iniziasse a minacciare di ritirare via il pallone dal rettangolo di gioco e se, sempre sotto questa minaccia, iniziasse, con la complicità dell’arbitro, a inventare la qualunque per annullare i gol altrui. Sarebbe il caos, la confusione più totale. Ecco, se avete ben presente questo quadro, sappiate che in Regione Campania il Psr è gestito suppergiù con lo stesso rigore di una partitella di calcetto sul campo in cemento dell’oratorio. Facciamo un rapido ripasso. La Regione apre il bando della Misura 4.1.1 che concede cospicui contributi per l’ammodernamento aziendale (fino al 90%) agli agricoltori. La data di chiusura di questa misura, nonostante sia chiara l’inadeguatezza dei soldi messi a disposizione rispetto al numero di domande che nel frattempo sono pervenute, viene prorogata più volte malgrado il parere contrario di alcune organizzazioni professionali. Alla fine vengono presentate domande per un importo complessivo sensibilmente più alto di quanto messo a disposizione dalla Regione. La sensazione di aver fatto il classico “buco nell’acqua” inizia a serpeggiare da subito tra gli addetti ai lavori e tra le aziende richiedenti. Poco importa, pensano a Palazzo Santa Lucia, bisogna cercare di raggiungere comunque, costi quel che costi, il risultato: far piovere soldi a Salerno. E come fare? Sì, ok, il bando è stato scritto in modo tale che le aziende di quella provincia siano favorite ma la statistica è una disciplina matematica. Se l’istruttoria si connota per avere dei principi di selezione identici per tutta la regione, va da sé che il rapporto tra le pratiche presentate e quelle finanziabili sia grosso modo lo stesso per ciascuna provincia. Nossignore, non è così, il pallone lo portiamo noi e quindi le regole le facciamo noi, dicono dalla Regione. Serve un modo per piegare alle esigenze clientelistiche ed elettorali anche la statistica. E come si fa? Si (ri)scrivono le regolucce. Attenzione, non il regolamento del giuoco del calcio, le regolucce della partitella. Ed ecco che il braccio destro del Presidente, l’ormai ex consigliere delegato Alfieri spiega ai tecnici dell’ex ispettorato agrario di Salerno le nuove regole: istruite molto, velocemente e senza troppi problemi; a chi vi chiede 90 punti, riconoscete 90, a chi vi chiede 70, riconoscete 70. La parola d’ordine è accontentare. Nel frattempo c’è un cambio alla guardia e ad Alfieri subentra Caputo, che non fa neanche in tempo ad entrare in carica che ordina il rispetto del timing. Anche in questo caso per spiegare la situazione ci viene in soccorso l’infanzia. Avete presente quel gioco nel quale prima di cominciare si urlava “chi c’è, c’è, chi non c’è, non c’è?” Ecco, questo è il rispetto del timing. In pratica si decide che ad una certa data le istruttorie devono terminare, e poco importa se gli uffici provinciali come quello di Benevento sono sottodimensionati rispetto alla mole di lavoro: il primo agosto deve uscire la graduatoria per cui ciò che si è istruito positivamente, si è istruito positivamente; ciò che si è istruito negativamente si è istruito negativamente; ciò che non si è istruito, si è istruito negativamente. Timing rispettato, Caputo è contento, De Luca è contento, Salerno è contenta. Ma c’è un problema. Qualcuno non ci sta e fa presente che quello che si sta giocando non è la partita scapoli-ammogliati ma il campionato di Serie A e chiede che venga applicato il Regolamento e non le regolucce. La Regione presa in contropiede si inventa una commissione con l’iniziale obiettivo di ricontrollare le prime 60 pratiche in graduatoria. Qui ci facciamo per un secondo seri: la scelta di istituire una Commissione è tra le poche cose giuste fatte dalla Regione e anche l’indicazione di controllare inizialmente solo 60 pratiche risponde all’esigenza di non perdere ulteriormente tempo. Se dall’esame di (appena) 60 pratiche fosse emersa l’infondatezza delle lamentele, la Regione sarebbe andata avanti senza dar conto e senza perdere ulteriore tempo. Sta di fatto, però, che la Commissione evidenzia che alla fine chi si lamentava non aveva poi tutti i torti e che veramente si è, per così dire, esagerato. Nel frattempo la cosa è divenuta di dominio pubblico (la nostra testata è stata la prima a rivelare i retroscena) e la pezza che si sarebbe potuta mettere sul buco ora rischia di essere più evidente del buco stesso. Calma e gesso, predicano da Palazzo Santa Lucia, il pallone lo abbiamo portato noi. E allora? E allora vorrà dire che se non possiamo vincere questa partita, noi ne andiamo a giocare un’altra e chi si è lamentato si darà al tressette. Alla fine è il risultato che va portato a casa e poco importa come ci si arriva, importa arrivarci. Stringete le meningi, come facciamo a far piovere soldi a Salerno e, contemporaneamente rendicontare i big money a Bruxelles entro il 31 dicembre? Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione. Abbiamo 30 milioni di euro da spendere (e che se tutti quanti si fossero fatti i fatti propri avremmo potuto riversare sulla 4.1.1), e poi c’è un bando, quello sulla riqualificazione dei borghi, dove qualcosa è andato storto. Chi ha scritto i criteri di valutazione delle domande non si è reso conto che i parametri impostati non avrebbero premiato la provincia di Salerno, tanto è vero che ad analizzare la graduatoria si osserva che i primi posti sono occupati da domande provenienti dalla provincia di Benevento. A suo tempo se ne fece un gran parlare (e iniziarono a volare gli stracci) con qualcuno da Salerno che chiese di vederci chiaro, la Regione che addirittura bloccò le graduatorie provvisorie e qualche sindaco del Fortore (Carmine Agostinelli, sindaco di San Bartolomeo in Galdo) che fece sommessamente notare che le caratteristiche premiate dal bando (interventi in comuni piccoli e poco popolosi) erano proprio quelle tipiche dei territori dell’entroterra campano e che quindi c’era poco da meravigliarsi se da Benevento e Avellino provenivano la maggior parte delle richieste. Così a tutt’oggi decine di domande provenienti da Salerno, sebbene ammissibili, giacciono in graduatoria non finanziate per carenza di fondi. Chi ha mai detto che i soldi a Salerno debbono arrivare attraverso la misura 4.1.1? Se la partita della 4.1.1. sta per essere persa basta riprendersi il pallone e farlo rotolare su un altro campo perché alla fine un euro vale sempre e comunque un euro da qualunque parte provenga. Con 30 milioni sul bando per la riqualificazione dei borghi sai quante fritture si fanno? A chi si è lamentato resterà l’amara consolazione di aver fatto goal ma senza pallone la partita non finisce e si rischia di restare in campo ad aspettare, seduti in panchina a giocare al tressette. Di graduatorie da pubblicare ce ne sono ancora, se gli eroi vogliono ancora lamentarsi, ora sono avvisati, il pallone lo porta lui.
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