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Psr, scoppia un nuovo caso: ombre sui nuovi insediamenti

Psr, scoppia un nuovo caso: ombre sui nuovi insediamenti

NAPOLI. Torniamo ad occuparci del Psr Campania 2014/20 parlando del bando misura 4.1.2 – 6.1.1, che i più conoscono come “primo insediamento”. Già nelle scorse settimane abbiamo evidenziato tutte le discrepanze “statistiche” emerse dal confronto delle graduatorie delle tre principali province agricole della Campania, ovvero Salerno, Avellino e Benevento con un dato che è apparso quanto meno clamoroso: ad Avellino sono state bocciate 13 pratiche su 100, a Benevento 40 su 100, tre volte tanto. Stavolta abbiamo voluto fare di più e ci siamo presi la briga di istruire “random”, solo sulla base dei pochi dati in nostro possesso (perché pubblici e consultabili), alcune delle prime domande presenti nelle graduatorie provinciali per capire se sono vere le voci di corridoio che circolano e che vorrebbero “falsati” i risultati pubblicati come già verificatosi per la 4.1.1. Il punteggio delle singole domande viene assegnato sulla base di una tabella di valutazione che contiene sia i criteri di selezione che le modalità di attribuzione. Esso si acquisisce in base al titolo di studio specifico, all’ubicazione dell’azienda in zona montana, all’indirizzo produttivo dell’azienda, alla produzione standard, al rapporto tra il costo del progetto e la produzione standard, all’incremento di reddito generabile dal progetto, alla presenza di assicurazioni, all’introduzione di macchine specifiche e di investimenti “green” e, infine, all’adesione al sistema di controllo dell’agricoltura biologica. Il punteggio massimo è 100. Questo punteggio può essere raggiunto solo da una azienda condotta da un agronomo, ubicata in zona montana o svantaggiata, certificata per l’agricoltura biologica, che effettua tutti gli investimenti premianti e che ha un prodotto standard inferiore ai 40.000 euro (per le macroaree C e D) o a 60.000 euro (per le altre macroaree) e il cui progetto ha un costo che non supera tali importi. Purtroppo le domande non sono consultabili pubblicamente e quindi non è possibile analizzare la veridicità di tutti i punteggi. Ci sono, però, alcuni parametri che possono essere facilmente verificati e altri che possono essere calcolati con una ottima approssimazione. Da dove abbiamo preso i nostri dati? Semplice, dal portale sian.it, che poi è lo stesso che utilizzano i tecnici istruttori della Regione Campania. All’interno del Sian è possibile constatare in consultazione libera se le aziende in graduatoria sono inserite nel sistema dell’agricoltura biologica e se si, da quando. Scaricando il documento giustificativo, inoltre, possiamo sapere dove si trovano i terreni condotti e quindi scoprire se le aziende sono “montane” o meno e se presentano uno degli indirizzi produttivi premiati. Inoltre, dalla data di nascita possiamo arrivare addirittura ad escludere per motivi prettamente anagrafici che il titolare dell’azienda si sia laureato. Ebbene, noi abbiamo giocato a fare gli istruttori impiegando non più di 15 minuti a nominativo e nella maggior parte dei casi i conti non sono tornati. Si tenga presente poi, che non siamo entrati nel merito “tecnico”, non avendo competenze in materia, e quindi abbiamo evitato di approfondire situazioni quanto meno anomale legate all’esiguità delle consistenze delle aziende e alla risibilità dei progetti che, a fronte di un cospicuo contributo in conto capitale sull’investimento del 90% e di un premio una tantum di ben 50.000 euro, talvolta non superano nemmeno i 20.000 euro. Non vogliamo nemmeno entrare nel merito dei tanti prodotti standard “gonfiati” solo grazie ad una improvvisa e sospetta riconversione verso ortaggi e erbe aromatiche; non vogliamo annoiare nessuno con decine di esempi “sospetti”, ne basti uno su tutti: com’è possibile che un’azienda condotta da un diciannovenne (che quindi non può essere laureato), che è ubicata in un comune non montano e che presenta un progetto di poco inferiore ai 110.000 euro, ammesso (!) che abbia tutti gli altri requisiti, possa essere inserito in graduatoria con il punteggio di 87 quando nella più florida delle ipotesi potrebbe veleggiare al massimo attorno ai 75 punti? Insomma, come per la 4.1.1. tanti dubbi, una sola certezza - l’improvvisazione è al potere! – e molte domande: è possibile che i tecnici regionali non abbiano effettuato controlli su fatti talmente lampanti da essere rilevabili anche da un non addetto ai lavori? È possibile che la necessità di rispettare a tutti i costi il timing imposto da Napoli abbia portato a una “semplificazione” troppo esasperata delle procedure di controllo? A chi giova questo stato di cose? La Regione prenderà provvedimenti come per la misura 4.1.1 nominando una nuova commissione che (ri)valuti le prime 60, 100, 200 domande? E infine la domanda delle domande: riuscirà la Regione a portare a casa un qualche risultato significativo prima che la Magistratura, che da tempo ha attenzionato la questione, decida di bloccare tutto?     

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