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26 Giugno 2020 - 12:41
MONDRAGONE. «Era una bomba sociale che da tempo rischiava di scoppiare e che ieri è scoppiata». Così un attivista dell'associazione Cittadinanza Attiva Mondragone, parlando all'Adnkronos di quanto avvenuto ieri in città e delle tensioni tra i residenti italiani e i membri della comunità bulgara che abitano nei Palazzi Cirio, i 5 edifici che compongono l'area circoscritta da un cordone sanitario a seguito dell'emergere di un focolaio di coronavirus, con 43 casi di positività accertati sugli oltre 700 tamponi eseguiti.
La questione sanitaria è andata a innestarsi su quella sociale, «una situazione che va avanti da anni», spiegano i rappresentanti dell'associazione che ieri erano tra i presenti a un incontro con il viceprefetto e che si sono relazionati con gli italiani che hanno inscenato proteste contro i bulgari, bloccando la strada statale fino alla tarda serata.
«La goccia che ha fatto traboccare il vaso - spiega un attivista - è stata la passeggiata intorno all'isolato da parte dei cittadini bulgari, una dimostrazione, un atto di forza per dimostrare la loro insofferenza contro le restrizioni. Loro dicono: “Se mi hanno fatto il tampone e sono negativo, perché non posso andare a lavorare?". Sono persone che vivono alla giornata con quel poco che ricevono lavorando nei campi. Poi però c'è la questione delle attività illegali che si svolgono in quell'area: traffico di sostanze stupefacenti, contrabbando da parte di autoctoni. C'è anche l'ipotesi che la rivolta sia stata spinta da personaggi locali. È una situazione complessa, difficile da decifrare».
Quel che è certo è che sta avendo ripercussioni anche sull'economia cittadina, basata in gran parte sul turismo e la ricettività: «Dopo tre mesi di chiusura si sperava che la stagione estiva potesse dare un po' di sostegno e fiato alle casse sia comunali che delle attività commerciali - proseguono gli attivisti - ma purtroppo sono già arrivate tantissime disdette, sia per appartamenti in affitto nel mese di luglio, sia per ristoranti e pizzerie che avevano prenotazioni in questi giorni».
Ci sarà quindi da lavorare «per calmare gli animi e lavorare per un maggiore inserimento di queste persone», ma la preoccupazione resta alta anche e soprattutto per il futuro: «La paura - concludono gli attivisti di Cittadinanza Attiva Mondragone - è che, quando l'emergenza sarà passata e forze dell'ordine lasceranno la zona, ci possano essere gravi disordini sociali. Gli scontri di ieri non saranno dimenticati facilmente».
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