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15 Novembre 2020 - 20:18
Parla di «campagna vergognosa di aggressione alla Regione Campania e al suo presidente» Fulvio Bonavitacola, vicepresidente della Regione Campania con delega all'ambiente, in merito alle polemiche sull'istituzione della zona rossa.
«Con il nuovo decreto del ministro della Salute - spiega Bonavitacola - la Campania è zona rossa. Tale decisione non poteva che essere assunta dal Ministero della Salute, dopo che sono intervenuti nei giorni scorsi due fatti nuovi e decisivi: in primo luogo l'entrata in vigore del dpcm del 3 novembre che riserva all'esclusiva competenza del ministro della salute la collocazione delle singole regioni nelle ormai famose tre fasce di rischio; in secondo luogo, ma non di minore importanza, la posizione assunta dallo stesso Governo, che ha escluso nei giorni scorsi il riconoscimento a carico delle risorse nazionali di ristori resi necessari da misure restrittive decise da ordinanze regionali».
«Occorre mantenersi concentrati sulle gravi emergenze d'affrontare. Il nuovo piano socioeconomico dovrà comprendere anche un capitolo per un sostegno straordinario alle vecchie e nuove povertà in fase di emergenza Covid, con il pieno coinvolgimento, in fase ricognitiva dei fabbisogni, degli ambiti territoriali per le politiche sociali e delle associazioni del terzo settore. Su questi temi proseguirà nei prossimi giorni il confronto del governo regionale con le forze sociali». Lo dichiara il vicepresidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola.
«Come chiesto dal presidente De Luca al Governo con nota del 31 ottobre - ricorda Bonavitacola - occorre agire subito. Per le attività economiche occorrono misure di sostegno finanziario alle aziende, ristori per mancati ricavi, bonus per professionisti e titolari di partita Iva. Per l'occupazione, blocco dei licenziamenti, proroga degli ammortizzatori sociali e dei programmi di pubblica utilità, ricollocazione occupazionale del personale appartenente alle diverse platee in campo ambientale e di servizi pubblici. Occorre porre fine alla lunga fase di precariato che si trascina da troppi anni nei confronti di lavoratori socialmente utili che, in prossimità della scadenza delle convenzioni di utilizzazione, hanno legittima aspettativa di stabilizzazione».
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