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24 Novembre 2020 - 12:15
NAPOLI. Più personale per affrontare questa seconda ondata numericamente ancora insufficiente a contrastare l’emergenza e per alleggerire il pesante carico che ancora sono costretti ad affrontare gli ospedali. La mancanza di offerte contrattuali vantaggiose che possano invogliare i medici a imbarcarsi in un’avventura piena d’insidie per la salute. Carenze ancora marcate nel funzionamento della medicina territoriale e domiciliare. L’AnaaoAssomed Campania, nel lunedì di mobilitazione nazionale dei medici. sottolinea alcune perduranti criticità dell’allarme Covid. «L’allentamento della pressione delle terapie intensive degli ultimi tempi non basta,come ancora non basta il numero delle Usca a contrastare davvero il virus perché siamo ancora al 50 per cento, lontano dal raggiungimento di un numero che può definirsi congruo. Insistiamo da mesi sul fatto che la cura territoriale rappresenti un valore fondamentale per alleggerire il carico dei pronto soccorso, ancora pieni» afferma il segretario regionale di Anaao, Vincenzo Bencivenga.
Sul personale dedicato alla cura dei pazienti Covid, non sembra andare meglio visto che al recente bando della Protezione Civile hanno risposto soltanto in 165 su 450 posti disponibili. «Possiamo definire l’esito del bando un flop e questo accadrà fin quando non si penserà ad un’altra modalità di reclutamento di personale specializzato. Pensare - aggiunge - di proporre a medici e infermieri contratti co.co.pro o a Partita Iva è inaccettabile e non è una bella cosa neppure essere consci che dopo qualche mese si profili il rischio di un mancato rinnovo. Un po’ di personale è arrivato, ma anche qui siamo lontano da soglie soddisfacenti». Il segretario campano di Anaao-Assomed reitera la richiesta alla giunta regionale di «nominare un assessore regionale alla sanità che sia esperto in materia» togliendo perciò la delega ora in mano al governatore Vincenzo De Luca.
E il vicesegretario Piero Di Silverio attacca: «La sindrome di burnout nei medici la vedremo molto presto, siamo molto vicini al collasso, o diminuisce il contagio e arrivano rinforzi negli ospedali o rischiamo seriamente di crollare. La cosa grave è che la Regione non coinvolge i medici in nessuna fase decisionale, abbiamo scritto decine di documenti chiedendo un semplice colloquio per spiegare i problemi, fare proposte. Nessuna risposta». Tra gli ospedali maggiormente trasformatisi in strutture di accoglienza di pazienti Covid c’è sicuramente il Secondo Policlinico Federico II. «Al momento ci sono 124 posti letto attivi e occupati, sono di terapia intensiva, sub intensiva e media intensità mentre a breve aprirà un altro reparto di circa 14-20 posti letto, si pensa di arrivare a 150 posti a brevissimo» ricorda Rosa Carrano, segretario aziendale Aou Federico II Napoli, che ammonisce: «Il personale manca e alla dirigenza stiamo chiedendo di fare uno sforzo come quello che stanno facendo, con abnegazione, i medici con turni di straordinario. Chiediamo alla direzione di applicare dei contratti che siano appetibili da parte dei medici».
Ed ecco l’altro tema del momento, l’esigenza di formare adeguatamente dei giovani sanitari o in procinto di entrare prima dell’effettivo inizio dell’attività ospedaliera. «In un reparto Covid si mettono due senior e un junior, anche se non formato, per avere l’apprendistato sul campo. Non sono certo d’accordo a mettere in un reparto Covid o in una sub intensiva un neurologo o un ortopedico, anche se in emergenza si può anche fare, però deve essere propedeutico all’assunzione di personale specializzato da formare sul campo» dice la Carrano. E sul punto Di Silverio aggiunge: «Dal 16 ottobre negli ospedali campani è in atto una riconversione selvaggia, penso a oculisti che seguono i pazienti in terapia subintensiva, neurologi o ortopedici che curano chi è affetto da polmonite bilaterale. Questo accade in tutti gli ospedali, nessun medico si tira indietro ma devono tutelarsi per le possibili denunce dai pazienti che arriveranno». Di qui una diffida che Anaao Assomed ha preparato perché i medici possano chiedere, si legge, «di essere impiegato esclusivamente in servizi disciplinarmente equipollenti od omogenei rispetto al mio profilo di appartenenza, con avviso che in difetto, sarò costretto ad intraprendere le opportune iniziative legali a tutela dei miei diritti».
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