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21 Gennaio 2021 - 12:28
Una busta contenente più di 200 monete antiche è stata fatta recapitare al direttore del Parco archeologico di Paestum, Gabriel Zuchtriegel, da una persona anonima, per il tramite di un sacerdote confessore di una parrocchia del territorio. Come ha rivelato una prima analisi dei materiali da parte del professor Federico Carbone, numismatico dell'Università di Salerno, in questo caso, però, tra originali antichi si nascondevano anche una serie di falsi realizzati in maniera più o meno professionale.
«Di 208 reperti numismatici - osserva Carbone - 7 sono falsi, mentre dei 201 originali 5 sono in argento, una medaglietta è in alluminio e tutti gli altri sono in lega di rame. Inoltre, sono presenti 7 altri oggetti di vario materiale. Tra le monete si distinguono due insiemi piuttosto omogenei: il primo è rappresentato dai bronzi della zecca di Paestum, soprattutto esemplari dal III secolo a.C. e fino all'età augustea, il secondo è composto da follis e frazioni di follis compresi tra la metà e la fine del IV secolo a.C. Non mancano alcuni bronzetti di Poseidonia, di Velia e di media età imperiale. Soltanto un paio sono moderne. Un buon numero, sempre riferibili a queste stesse serie, risulta illeggibile a causa dello scarso grado di conservazione. Inoltre, 45 esemplari potrebbero restituire maggiori informazioni a seguito di interventi di pulizia. La composizione del nucleo, quindi, rispecchia grosso modo quanto generalmente si rinviene nel territorio pestano».
Secondo il direttore del Parco, Zuchtriegel, «si tratta di una restituzione importante di materiali originali, misti con falsi, sottratti indebitamente e che ora vengono reinseriti in un contesto di legalità, ricerca e musealizzazione. Il nostro appello a chi dovesse nascondere reperti archeologici a casa è di seguire l'esempio e restituire, oltre agli oggetti, la storia che essi raccontano al nostro territorio».
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