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Usura, a 84 anni in carcere ex affiliato alla Nco di Cutolo

Usura, a 84 anni in carcere ex affiliato alla Nco di Cutolo

Pur essendo sottoposto all'obbligo di dimora nel comune di Capaccio Paestum (Salerno), gestiva il giro di prestiti usurai dalla sua abitazione, definita un «vero e proprio centro logistico di finanziamento». Finisce in carcere a 83 anni Giovanni Marandino, detto Ninuccio, considerato figura di spicco della criminalità cilentana, con a carico una condanna definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso essendo stato riconosciuto affiliato alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Nei suoi confronti la Guardia di Finanza di Salerno ha eseguito un'ordinanza emessa dal gip di Salerno su richiesta della Procura salernitana. Destinatario dell'ordinanza anche il figlio, Emmanuel, 39 anni, nei cui confronti è stata disposta la misura degli arresti domiciliari. Entrambi sono indagati per i reati di usura e di esercizio abusivo di attività finanziaria.

Indagati a piede libero anche la moglie di Giovanni Marandino e un uomo di fiducia della famiglia. I finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Salerno hanno fatto luce sui continui prestiti ad usura gestiti da Marandino. Gli investigatori hanno quantificato in 100mila euro i finanziamenti concessi nell'arco di un anno, a fronte dei quali ammontano a 90mila euro i soli interessi incassati nello stesso periodo. Già questi movimenti di denaro sono valsi agli indagati l'accusa di abusivismo finanziario, essendo evidente la concessione di prestiti in assenza delle necessarie autorizzazioni amministrative. Guadagni così rilevanti sono risultati il frutto di tassi mediamente praticati nell'ordine del 20% su base mensile, ampiamente al di sopra della soglia dell'11% annuale, stabilito dalla Banca d'Italia come limite massimo per le operazioni di finanziamento. 

In un caso, addirittura, è stato sforato il tetto del 30%, sempre di interessi maturati in un solo mese. La tecnica adoperata era, nella pratica, quella di ricevere un assegno in garanzia, il cui importo complessivo inglobava anche gli interessi che l'usuraio imponeva di volta in volta. Se, alla scadenza, la vittima non era in grado di restituire l'intera somma, l'usuraio incassava intanto gli interessi maturati e rinnovava il prestito, garantendosi così ulteriori guadagni. Il gip ha rilevato il pericolo di reiterazione del reato da parte di Marandino, ritenendo così necessaria la custodia cautelare in carcere pur trattandosi di un ultraottantenne. Pienamente partecipe all'attività illecita, con un ruolo di diretta collaborazione, è risultato anche il figlio, nei cui confronti è stata disposta la misura attenuata degli arresti domiciliari. Più defilato è stato ritenuto il coinvolgimento della moglie di Marandino e di un uomo di fiducia della famiglia, che rimangono indagati a piede libero.

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