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19 Febbraio 2021 - 14:08
I finanzieri del Comando provinciale di Avellino hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di A.A., commercialista, emessa dal gip di Avellino su richiesta della Procura irpina. È stato inoltre eseguito il sequestro di denaro e altri beni fino alla concorrenza dell'importo di oltre 100mila euro. L'indagato, conosciuto nell'ambiente professionale, è ritenuto responsabile di peculato e truffa aggravata dall'abuso delle pubbliche funzioni, svolte nel ruolo di curatore e custode giudiziario in molte procedure fallimentari ed esecutive pendenti innanzi ai giudici avellinesi.
Le indagini, coordinate dalla Procura guidata dal procuratore Domenico Airoma, sono scattate a seguito di una segnalazione inoltrata nel luglio 2019 dal giudice fallimentare per presunte anomalie nei movimenti di prelievo dai conti correnti di una procedura fallimentare, nella quale l'indagato rivestiva il ruolo di curatore. L'episodio portò all'emissione di un primo provvedimento restrittivo e di un sequestro nei confronti dell'indagato, seguito dalla sua sostituzione nelle procedure fallimentari ed esecutive in quel momento pendenti presso il Tribunale di Avellino.
Le successive indagini dei finanzieri di Avellino hanno consentito di delineare un contesto più ampio e ripetuto nel tempo, con la ricostruzione di numerose operazioni di illeciti prelevamenti di fondi dai conti correnti delle procedure giudiziarie nell'arco di oltre un decennio, che il commercialista poneva con svariate modalità realizzative, anche falsificando materialmente i provvedimenti autorizzativi dei giudici e redigendo successivamente false rendicontazioni. Sono contestate anche ipotesi di creazione di falsi modelli F23.
Sono stati ricostruiti oltre 20 episodi di distrazione di somme appartenenti alle procedure fallimentari e custodie giudiziarie. Le indagini vedono coinvolti, per singoli episodi, anche altri due avvocati del Foro avellinese e del Foro di Roma, nonché, in un caso, due funzionari del Comune di Mercogliano, cui è contestato, in concorso con il principale indagato, il reato di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.
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