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21 Febbraio 2021 - 11:38
NAPOLI. Si prospetta un quadro ancora più scuro per le attività di bar e ristorazione a Napoli e in Campania. I ristoranti potranno lavorare solo con il delivery fino alle 22, i bar fino alle 18. Un’altra mazzata per la categoria. «Non se ne può più, ci stanno letteralmente ammazzando -, dice Prisco Castiglione, titolare del Vincafè di via Epomeo -. Ho ereditato il bar da mio padre, investito ingenti risorse nella struttura, alla fine mi ritrovo con un mutuo da pagare senza incassare niente. È una mazzata che rischia di metterci ko. Di questo passo sarebbe stato meglio chiudere del tutto e attendere tempi migliori. Purtroppo le spese sono sempre le stesse, il materiale acquistato si perde e i fornitori vanno pagati. Peggio di così non poteva capitare».
Valuterà giorno per giorno se tenere aperto il locale, il Gran Bar Gambrinus. «Non ci sono certezze, resteremo aperti per l’asporto», sottolinea Massimiliano Rosati, contitolare con Antonio e Arturo Sergio dello storico locale di piazza del Plebiscito. «Abbiamo riaperto l’8 febbraio dopo cento giorni di chiusura sperando di ritornare alla normalità. Così non è stato. Purtroppo proprio quando in città s’intravedevano i primi giapponesi in visita alla città».
Di un accanimento eccessivo verso la categoria parla Gennaro De Rosa, titolare dell’omonima Dolceria di via Giulio Cesare. «Le nostre imprese non sono interruttori che si accendono e si spengono ad ogni problema. Il sistema dei colori e delle misure diversificate è diventato incomprensibile. Così facendo si ritorna nello sconforto e nell’incertezza proprio in un momento durante il quale si cominciava ad intravedere un timido segnale di ripresa».
È avvilito e senza parole Peppe Coppola del Bar Lazzarelle in piazza del Gesù: «Non so più cosa pensare e come andare avanti, non potendo lavorare ai tavoli e dipendenti da mantenere. Purtroppo paghiamo sia per l’irresponsabilità della gente sia per i mancati controlli. Se il passaggio alla zona gialla significa evitare il rischio di assembramenti, qualcuno spieghi perchè altre attività commerciali sono considerate sicure e noi no».
Contro i mancati controlli in città si lancia anche Roberto Biscardi del bar Cantine Sociali di piazzetta Rodinò, nonché vicepresidente Fiepet Confesercenti Napoli: «Paghiamo le conseguenze della gente che nei giorni scorsi passeggiava infischiandosi delle misure anti-Covid e per i mancati controlli da parte degli organi di polizia. Nei mesi scorsi l’Italia è stata presa di esempio dagli altri Paesi, ma poi? Tutto si è rallentato, con il risultato di un provvedimento che riteniamo punitivo in quanto la ristorazione è l’unica che paga un prezzo così alto».
Sulla stessa scia d’onda Marco Gioiello, gestore del Bar Spazio a Lucrino: «Ritorna l’incubo di non farcela stante questa situazione, visto che le misure di aiuto sono arrivate con notevole ritardo e comunque non adeguate alle perdite subite. Chiudere queste attività, unica fonte di guadagno per intere famiglie, sarebbe una vera tragedia che bisogna assolutamente evitare».
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