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Cisl Campania, sentenza Lucci: «Mai agito per fini non istituzionali»

Cisl Campania, sentenza Lucci: «Mai agito per fini non istituzionali»

Lina Lucci, ex segretario generale della Cisl Campania, «non ha mai agito per fini non istituzionali» e «ha utilizzato il denaro del sindacato secondo prassi consolidate, comuni e accettate». Lo scrive Sandra Lotti della settima sezione penale del Tribunale di Napoli nelle motivazioni della sentenza con la quale è stata assolta «perché il fatto non sussiste» Lina Lucci dai reati di appropriazione indebita e simulazione di reato, quest'ultimo in concorso con Carmela Costagliola, ex segretaria regionale amministrativa della Cisl Campania, anch'essa assolta.

Il processo è nato dalla querela presentata a dicembre 2016 nei confronti di Lina Lucci dall'allora commissario straordinario della Cisl Campania, Piero Ragazzini, basata su una relazione del responsabile amministrativo Salvatore Denza sulla gestione «a suo dire fraudolenta» di Lucci, la quale si sarebbe appropriata di oltre 385mila euro per scopi personali, somma sottratta alle casse del sindacato. Secondo il giudice monocratico «la solidità della querela appare dubbia, presentando non poche fragilità». Nessuno degli elementi riportati nelle relazioni di Denza e di un commercialista al quale era stato affidato un controllo ulteriore è risultato «pienamente convincente». 

Lucci, scrive la giudice, ha infatti «utilizzato il denaro del sindacato secondo prassi consolidate, comuni e accettate» e «mai ha agito per fini non istituzionali e, soprattutto, lo ha fatto sempre forte del consenso, sia pur di fatto, dei vertici sindacali anche nazionali. Laddove tale consenso è venuto meno», come nel caso dell'affitto di un appartamento a Napoli, «dopo l'approvazione del codice etico» voluto dal nuovo segretario generale della Cisl Annamaria Furlan «ha restituito il denaro». ù

Non sussiste neanche il reato ipotizzato di simulazione di reato. con riferimento allo smarrimento di gran parte della documentazione contabile relativa ai flussi finanziari tra il 2009 e il 2015, denunciata da Carmela Costagliola nel 2015, e considerato dall'accusa «fasullo e finalizzato a impedire una corretta ricostruzione dei flussi». La giudice sottolinea infatti che «il ritrovamento di copie di parte dei faldoni nell'abitazione e negli uffici di Lucci e la consegna spontanea fatta al pubblico ministero di altra parte dei documenti smarriti, fa propendere per la veridicità di quanto denunciato, poiché appare incongruente e contrario a logica e buon senso che chi simuli la dispersione di documenti ne conservi proprio a fini probatori la copia». 

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