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20 Marzo 2021 - 18:59
In 130 sono stati impiegati al Policlicnico “Vanvitelli”, ma nel concorso non c’è nessuna premialità per il loro percorso
NAPOLI. Sono in 130 tra infermieri, ostetriche e operatori socio-sanitari, tutti dipendenti della società Randstad.
E da fine anno rischiano di trovarsi senza il posto di lavoro. Sono i lavoratori in somministrazione presso l’Aou Vanvitelli.
La vicenda parte da lontano, da quando, per far fronte alla carenza di personale e all'impossibilità di fare assunzioni nella sanità campana a causa del commissariamento, per oltre un decennio si è ricorsi ai lavoratori provenienti dalle agenzie di lavoro interinale o ad altre forme di lavoro “flessibile”.
Si stima che oltre 2.000 unità abbiano prestato servizio, ininterrottamente.
Una sorta di limbo, nel quale si è aperto uno squarcio di speranza dopo che le leggi per l’abolizione del precariato hanno consentito alle aziende ospedaliere di inserire negli organici tali soggetti, attraverso i concorsi che, ovviamente, miravano alla stabilizzazione dovendosi dare per accertata la loro professionalità.
La Vanvitelli a luglio scorso ha deliberato un avviso pubblico volto alla ricognizione del personale in possesso dei requisiti per la stabilizzazione. Sono state effettuate le prove preselettive del concorso pubblico precedentemente indetto per l'assunzione di 100 infermieri, senza adottare, dicono i lavoratori precari, alcuna riserva dei posti al personale precario.
«Siamo stati paragonati ai neolaureati che, ovviamente, sono avvantaggiati perché freschi di studio e alcuni di noi non ce l'- hanno fatta per una risposta sbagliata - dice Alessandro Caso, infermiere portavoce del gruppo -.
Purtroppo il Tar ha respinto il nostro ricorso ma non ci fermeremo, andremo al Consiglio di Stato, abbiamo anche un altro contenzioso aperto e lotteremo con tutte le nostre armi per far valere i nostri diritti, anche scrivendo ai più alti organi di governo.
Noi non siamo eroi, non siamo angeli, siamo professionisti come tanti che fanno il loro dovere e curano le persone e chiediamo a gran voce il riconoscimento del sacrificio e del diritto al lavoro».
Il ricorso al Consiglio di Stato è fondato anche sul fatto che lo stesso, in diverse sentenze, ha equiparato la somministrazione ad altre forme di lavoro flessibile. Il tutto per scongiurare il rischio che a fine anno possa aprirsi il baratro della perdita del posto di lavoro.
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