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28 Giugno 2021 - 13:43
«Domani chiave e piccone in mano, li abbattiamo con i vitelli. Domate il bestiame». Così scrivevano in chat alcuni degli agenti che hanno partecipato al pestaggio dei detenuti del Reparto Nilo nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020. Le conversazioni sono state estratte dagli smartphone sequestrati dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere nell'ambito delle indagini culminate oggi con l'esecuzione di 52 misure cautelari per vari reati tra i quali anche tortura pluriaggravata.
Immediatamente dopo le 4 ore di violenze inflitte ai detenuti, gli stessi scrivevano messaggi esultanti: «Non si è salvato nessuno, abbiamo vinto, abbiamo ristabilito un po' l'ordine e la disciplina», ma anche «carcerati di merda, munnezza, dovrebbero crollare tutte le carceri italiane con loro dentro».
Qualcuno parla anche di «sistema Poggioreale», sorta di cliché operativo che consisterebbe in plurime e gratuite percosse e lesioni da parte di un numero elevato di agenti di Polizia penitenziaria.
Dopo l'acquisizione delle immagini registrate dall'impianto di videosorveglianza cresce invece la preoccupazione: «La vedo nera», scriveva qualcuno, mentre c'è chi temeva di «pagare per tutti» o che «questa cosa del Nilo travolgerà tutti», a dimostrazione, secondo la Procura, della consapevolezza delle conseguenze di quanto messo in atto nel Reparto Nilo.
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