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07 Luglio 2021 - 16:08
«Il Partito democratico non ha mosso un dito per cercare la verità» sull'omicidio di Angelo Vassallo «salvo poche eccezioni e salvo pochi uomini di buona volontà. Il resto è stata passerella mediatica e strafottenza». Lo scrive Dario Vassallo, presidente della Fondazione Angelo Vassallo, fratello del "sindaco pescatore" ucciso a settembre 2010 in circostanze ancora non chiarite, in una lettera rivolta al segretario del Partito democratico Enrico Letta.
«Gentile Segretario - scrive Dario Vassallo - sono 11 anni che cerco la verità sull'uccisione del “sindaco pescatore" di Pollica. Durante questo “tempo infinito" ho parlato a milioni di persone che hanno conosciuto la storia di Angelo, appassionandosi e condividendo il nostro percorso, creando tutti insieme una grande rete che si chiama Fondazione Angelo Vassallo. Tutto questo non sarebbe accaduto se non avessimo avuto accanto i sindaci di “Terre d'Acqua": sindaci emiliani, iscritti da sempre al suo partito, che è stato anche il partito di Angelo. Sindaci “tosti" che conoscono geneticamente la sofferenza, e la Resistenza».
Domenica 4 luglio, prosegue Dario Vassallo, «dopo l'intitolazione del Parco Angelo Vassallo a Rosolina, sono passato a trovarli, per trascorrere qualche minuto insieme. Sono stato anche nella sezione del Pd a Crevalcore. Abbiamo conversato e discusso della nostra storia e così ho capito la sofferenza di questi amministratori che inizialmente avevano qualche dubbio. “Dario, io i primi anni che parlavi male del partito ci rimanevo male" mi dicevano, “non ti ho mai detto niente, ma adesso a distanza di 11 anni ho capito che avevi ragione e che hai ragione". E hanno aggiunto: “Cosa possiamo fare?". Per tale motivo - scrive Dario Vassallo rivolgendosi direttamente ad Enrico Letta - sono qui a scriverle, per non disperdere queste persone, queste energie vitali per il suo partito, per la parte buona del partito, quella che piaceva ad Angelo. Le rammento che il Partito Democratico non ha mosso un dito per cercare la verità, salvo poche eccezioni e salvo pochi uomini di buona volontà. Il resto è stata “passerella mediatica" e “strafottenza"».
Dario Vassallo spiega di aver «evidenziato ai miei amici emiliani che ancora potrebbero esserci dei margini di recupero per instaurare un dialogo tra noi, ma a due condizioni, che poi sono sempre le stesse da undici anni a questa parte: che si apra un dibattito, un'analisi all'interno del suo partito, ma a livello nazionale per indagare su eventuali responsabilità di uomini di questo parte politica, non solo sull'uccisione di Angelo, quindi, ma anche sul comportamento di alcuni suoi iscritti nel depistare o oltraggiare la figura e l'operato del sindaco pescatore; come seconda condizione il Pd deve 'controllare' l'operato perpetrato negli ultimi undici anni dei suoi iscritti, nel Cilento, e a sud di Salerno».
Dario Vassallo si dice «consapevole che lei non potrà mai operare un'azione del genere perché comprende bene che, dando inizio ad un 'controllo' del genere, il suo partito imploderebbe, non solo a livello locale, ma nazionale. Pertanto, il suo partito continuerà a galleggiare in balia di correnti che nel tempo sono diventate un partito dentro al partito. Ma resta un unico dubbio: se arriva prima la magistratura? Se ciò accadesse, e accadrà, anche lei sarà al termine del suo progetto di rinnovamento. Buona fortuna» conclude Dario Vassallo nella sua lettera indirizzata a Enrico Letta.
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