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Economia di guerra, a Napoli vola la pasta: +4,4%

Economia di guerra, a Napoli vola la pasta: +4,4%

NAPOLI. A Napoli non si ferma l’ondata inflattiva spinta dagli aumenti dei prezzi dei carburanti e di luce e gas. Una situazione che si sta ripercuotendo innanzitutto sul carrello della spesa e non sta risparmiando neanche quelli che sono da sempre i beni alimentari di prima necessità. In un mese la pasta a Napoli ha registrato un aumento dei listini in media del 4,4%. Per il pane si è sfiorata quota +10%.

GUERRA ALIMENTARE. Si tratta di numeri allarmanti, spinti dall’aumento delle materie prime causato dalla guerra che si sta combattendo in Ucraina e dal clima d’incertezza che riguarda la durata del conflitto. Le stime di marzo diffuse dall’Istat hanno fotografato, per il nono mese consecutivo, un’accelerazione dei prezzi che, con un balzo di ben un punto sul dato tendenziale di febbraio, ha portato l’inflazione al 6,7% su marzo 2021. Un livello così alto non si vedeva da trent’anni cioè dal luglio del 1991. A fare i conti e a lanciare un nuovo allarme è Assoutenti. Le previsioni dell’associazione circa i rincari dei prezzi di pane e pasta trovano purtroppo conferma sia nei dati sull’inflazione di marzo dell’Istat, sia negli ultimi numeri diffusi dal ministero dello sviluppo economico.

GLI AUMENTI DELLA PASTA. Ed è proprio elaborando su base provinciale i dati del ministero che Assoutenti ha scoperto come nell’ultimo mese a Napoli acquistare un chilo di pasta sia arrivato a costare il 4,4% in più rispetto ai 30 giorni precedenti. Un incremento che, tradotto in soldoni, significa che in media il costo di un chilo di pasta è passato da 1,59 a 1,66 euro. Anche l’aumento del pane in media di circa il 10% è ormai già una realtà da alcune settimane, mentre i panificatori avvertono che con i forti incrementi registrati in questi giorni per farine, burro, lieviti e olio la situazione rischia di peggiorare ulteriormente. I dati, infatti, dicono che la farina di semola è aumentata del 90% e quella bianca del 40%. I lievito è... lievitato fino al 30% in più, mentre un rincaro doppio sta facendo registrare l’olio di semi. Insomma, la guerra ci sta ormai entrando anche nel piatto.

CATANZARO MAGLIA NERA. Tuttavia, l’aumento della pasta a Napoli non è certo tra i peggiori. Su questo fronte, infatti, ad aggiudicarsi la maglia nera è la città di Catanzaro, dove il prezzo al chilo passa in un solo mese da 1,22 euro a una media di 1,41 euro, con un incremento del 15,6%. A Reggio Calabria si registra un aumento del 13%, simile a Cosenza (+12,5%). L’Istat registra a marzo un incremento dei prezzi del +5,8% per il pane e del +13% per la pasta, ma se si analizzano i listini medi delle varie province italiane, si scopre che per il pane, la città che nell’ultimo mese registra i rincari più elevati è Terni, con i prezzi medi che rispetto al mese precedente salgono del +9,9%, da 2,22 euro al chilogrammo a 2,44 euro, analizza Assoutenti.

L’INFLAZIONE PESA SULLE FAMIGLIE. Se l’inflazione ha raggiunto il record dal luglio 1991, lo si deve anche ai prodotti alimentari e alle bevande analcoliche che con un +5,8% si collocano al terzo posto dei rialzi tra le divisioni di spesa, dopo Abitazione, acqua ed elettricità (+28,3%) e Trasporti (+12,1%). «Si tratta di un aumento del costo della vita, solo per mangiare e bere, pari in media a 323 euro annui a famiglia, che sale a 391 per una coppia con 1 figlio, a 434 per una coppia con 2 figli, 475 per una con 3 figli, una vera e propria stangata», spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, all’Adnkronos. «È l’effetto caro bollette e caro carburanti, che oltre ad avere contraccolpi diretti sulle tasche degli italiani quando vanno a fare il pieno di benzina o pagano le fatture di luce e gas, determina una crescita esponenziale dei costi di produzione»

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