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23 Dicembre 2022 - 08:30
NAPOLI. Da un lato la Manovra, con il mancato taglio degli oneri di sistema nelle bollette energetiche, dall’altra l’aumento dei tassi d’interesse deciso dalla Bce che rischia di restringere ancora di più i rubinetti del credito. In mezzo, le imprese campane sull’orlo di un nuovo credit crunch.
CREDITO IN FRENATA. Soprattutto, il rischio per le aziende nei prossimi mesi è che ci sia meno credito e a costi maggiori. Secondo un’analisi della Cgia, l’aumento dei tassi comporterà in Campania nel 2023 un aggravio degli oneri sui prestiti alle imprese di circa 655 milioni di euro. Un dato che fa della regione la prima nel Sud per maggiori costi degli interessi. Vuol dire che ogni mese il sistema produttivo dovrà caricarsi un esborso aggiuntivo di quasi 54,6 milioni.
«ALLE PMI I DANNI MAGGIORI». «Ciò che maggiormente mi preoccupa è l’effetto che tutto ciò produrrà sulla capacità di accesso al credito delle piccole imprese», commenta Fabio de Felice (nella foto a sinistra), fondatore di Protom. «Nei bilanci delle aziende sane questo aumento dei costi sarà “fastidioso”, ma assorbibile laddove è consolidata la capacità di creare ricchezza. Diverso è invece il discorso per le Pmi che, ancora impegnate a sanare le ferite lasciate dalla pandemia, si trovano a dover fronteggiare un nuovo drammatico scenario legato al caro energia ed al costo della crescita delle materie prime. E questa comorbidità rischia di mettere a dura prova il tessuto connettivo imprenditoriale», sottolinea l’imprenditore napoletano.
«PROBLEMI DAL CODICE DELLA CRISI D’IMPRESA». Un tema sul quale si sofferma anche Luigi Carfora (nella foto a destra), presidente di Confimi Industria Campania. «Da una parte le De Felice:il tessuto produttivo messo a dura prova. Carfora: il ginepraio di norme è una ghigliottina banche non aprono i rubinetti del credito alle imprese, dall’altra si sommano il nuovo Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza che prevede dei controlli da parte di soggetti esterni all’azienda sulle condizioni di salute della stessa impresa. In particolare, dal luglio 2022 il relativo creditore qualificato dovrà notificare all’impresa debitrice l’eventuale superamento dei limiti e delle soglie che fanno ipotizzare uno stato di crisi».
«GINEPRAIO DI NORME GHIGLIOTTINA PER LE IMPRESE». Nel caso di uno sforamento dei limiti previsti - spiega il leader di Confimi Industria Campania - i creditori qualificati (Agenzia delle Entrate, Inps, Inail e agente riscossore) «hanno l’obbligo di invitare alla composizione negoziata l’azienda debitrice. Ma la mancata adesione comporta un aggravio di responsabilità per amministratori e soci». Insomma, cocnlude Carfora, «da questo ginepraio di norme scaturisce una sorta di ghigliottina per le imprese ignare di tutto questo che, prima o poi, saranno costrette a chiudere i battenti. Anche per effetto di una Manovra che manca di una vera politica industriale».
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