Cerca

Appaltopoli, accuse flop: tutti assolti

Appaltopoli, accuse flop: tutti assolti

L’ombra dei Casalesi sul rifacimento di Palazzo Teti Maffuccini: salvi politici e tecnici

NAPOLI. Dopo il ridimensionamento già subito nel primo grado di giudizio, l’inchiesta che avrebbe dovuto far emergere l’infiltrazione del clan dei Casalesi nell’appalto per il rifacimento di Palazzo Teti Maffuccini incassa una nuova spallata. Forse quella definitiva.

La prima sezione della Corte d’appello di Napoli, presidente Sorrentino, ieri pomeriggio ha infatti assolto l’imprenditore Alessandro Zagaria, difeso dall’avvocato Antonio Abet, l’ingegnere Guglielmo La Regina, difeso dall’avvocato Marco Campora, l’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere, Biagio Di Muro, difeso dall’avvocato Giuseppe Stellato, il responsabile unico del procedimento Roberto Di Tommaso e il docente Vincenzo Manocchio, esponente della commissione di gara.

Lo scorso 16 gennaio il procuratore generale aveva invocato una condanna a sette anni e mezzo di reclusione per Di Muro e sedici anni per Zagaria. Quest’ultimo è stato infatti ritenuto dalla Dda di Napoli l’anello di congiunzione tra la camorra e la politica locale. Il pg, nel corso della sua requisitoria, aveva poi chiesto 8 anni e 6 mesi per il progettista Guglielmo La Regina (in primo grado condannato a 6 anni); 3 anni per il dirigente Roberto Di Tommaso.

A far naufragare il processo ci ha pensato il nuovo super pentito Francesco Zagaria, le cui dichiarazioni, come sostenuto soprattutto dalla difesa di Alessandro Zagaria, si sono rivelate del tutte infondate. In primo grado le accuse di corruzione e turbativa d’asta aveva invece retto, ma non era passata l’ipotesi di legami con la camorra.

Quattro anni dopo l’avvio dell’inchiesta monstre sul presunto sistema La Regina (inchiesta “the queen”, conosciuta anche come Appaltopoli), il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, a proposito del presunto condizionamento della gara d’appalto per la ristrutturazione di Palazzo Teti Maffuccini, edificio antico e prestigioso che ospitò anche Garibaldi, era così arrivata al primo verdetto. I giudici (prima sezione, presidente Carotenuto) avevano condannato a sei anni di reclusione (su richiesta di otto), l’ingegnere Guglielmo La Regina, ritenuto al centro di una serie di contatti con le pubbliche amministrazioni e le commissioni di gara al centro delle indagini; cinque anni e sei mesi erano stati invece comminati per l’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere Biagio Di Muro; un anno, con sospensione della pena, per il responsabile unico del procedimento Roberto Di Tommaso; quattro anni e sei mesi per il docente Vincenzo Manocchio, esponente della commissione di gara.

Era stato condannato a quattro anni di reclusione Alessandro Zagaria, per il quale la Procura aveva chiesto una pena a venti anni, ritenendolo testa di ponte della camorra casalese infiltrata negli appalti e in alcuni enti locali del Casertano. Zagaria aveva però sempre professato la propria innocenza.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori