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08 Aprile 2023 - 09:12
NAPOLI. La Campania si conferma la regione dove in Italia si vive meno a lungo. I valori della speranza di vita si fermano a 78,8 anni per gli uomini e 83,1 per le donne. Come se non bastasse, nel 2022 i movimenti migratori sono tornati ai livelli pre-pandemia. I trasferimenti, interni e per l’estero, risultano in crescita sia rispetto al 2021 sia, soprattutto, al 2020, quando le restrizioni dovute alla diffusione del virus Covid-19 avevano portato a un crollo degli spostamenti.
LA MIGRAZIONE. Il report dell’Istat sugli “Indicatori demografici 2022” spiega che anche lo scorso anno si sono registrati movimenti migratori interni sfavorevoli al Sud. Sono 420mila gli individui che hanno lasciato nel corso dell’anno un comune meridionale per trasferirsi in un altro comune italiano (eventualmente anche dello stesso Mezzogiorno), mentre sono 352mila quelli che hanno eletto un comune del Mezzogiorno quale luogo di dimora abituale (eventualmente anche provenienti da altro comune dello stesso Mezzogiorno). Tale dinamica, rileva l’Istat, ha generato un saldo negativo di oltre 55mila unità (-3,4‰ abitanti). Questo fenomeno riguarda tutte le regioni del Sud, in particolare la Basilicata e la Calabria, per le quali il saldo negativo è del 5,5‰, davanti al Molise (-4,7‰) e alla Campania (-4,3‰). Ma la Campania è anche la regione con le percentuali più basse di ultrasessantacinquenni e ultraottantenni (20,6% e 5,6%), seguita dal Trentino-Alto Adige (21,8% e 7%) e dalla Sicilia (22,9 e 6,7%).
LA NATALITÀ. Nel report l’Istat lancia l’allarme sulla natalità in Italia che ha raggiunto l’anno scorso il minimo storico. Per la prima volta dall’Unità le nascite sono state meno di 400mila, fermandosi a 393mila. La regione con la fecondità più alta è il Trentino-Alto Adige con 1,51 figli per donna. A seguire, Sicilia e Campania, che registrano valori molto più bassi, rispettivamente 1,35 e 1,33. In questo insieme di regioni le madri sono mediamente più giovani, con età media al parto tra 31,4 e 32,1 anni.
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