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Scuole e asili nido, alla Campania meno soldi della media nazionale

Scuole e asili nido, alla Campania meno soldi della media nazionale

NAPOLI. Meno soldi dove ce ne sarebbe più bisogno. In Campania meno del 15% degli alunni della scuola primaria frequenta scuole dotate di mensa, contro circa il 60% nel Centro-Nord. Nonostante questo, la regione ha avuto accesso a risorse del Pnrr pro capite per infrastrutture scolastiche inferiori alla media nazionale. L’ultimo report della Svimez parla chiaro: la Campania e il Mezzogiorno sono ancora una volta penalizzati dalla distribuzione delle risorse europee. Anche per il Pnrr.

IL PNRR DELLA SCUOLA A RISCHIO FALLIMENTO. La finalità di coesione territoriale del «Pnrr della scuola è a rischio. I criteri ministeriali di riparto delle risorse a livello regionale - denuncia il rapporto - non hanno tenuto conto dell’eterogeneità interna alle singole regioni in termini di fabbisogni di investimenti. Il sistema dei bandi competitivi ha spesso penalizzato i territori con carenza di servizi e strutture (tempo pieno, palestre, mense), anche a causa della debolezza delle amministrazioni. Il rischio è che aumentino le disuguaglianze territoriali». A danno ovviamente del Mezzogiorno. Sono parole durissime quelle usate dalla Svimez nel periodico monitoraggio sugli stanziamenti e l’attuazione di fondi del Pnrr (nella foto il ministro Raffaele Fitto che ha la delega al Piano).

IL DIVARIO COL NORD. Svimez evidenzia come meno del 25% degli alunni meridionali della scuola primaria frequenta scuole dotate di mensa; meno del 32% dei bambini nel caso delle scuole dell’infanzia (contro circa il 59% nel Centro-Nord).

PRIMA INFANZIA, CAMPANIA IN FONDO ALLA CLASSIFICA. Se in Sicilia e Campania le percentuali scendono sotto il 15%, il dato appare particolarmente preoccupante - spiega la Svimez - se paragonato al 66,8% raggiunto dall’Emilia-Romagna e al 69,6 % della Liguria. Il Mezzogiorno soffre inoltre di un grave ritardo nell’offerta di servizi per la prima infanzia: le regioni meridionali più distanti dall’obiettivo del Lep dei posti autorizzati da raggiungere entro il 2027 (il 33% della popolazione di età compresa tra 3 e 36 mesi) sono Campania (6,5), Sicilia (8,2), Calabria (9) e Molise (9,3).

IL DISINVESTIMENTO AL SUD. Dai dati di spesa pubblica di fonte Conti pubblici territoriali, smiega Svimez, «risulta che il progressivo disinvestimento dalla scuola ha interessato soprattutto le regioni meridionali: tra il 2008 e il 2020, la spesa per investimenti nella scuola si è ridotta di oltre il 20% al Sud contro il 18% del Centro-Nord». Nel 2020, al Sud risultano investimenti pubblici per studente pari a 185 euro, contro i 300 del CentroNord. Un differenziale di spesa che tende ad amplificare ancora di più i divari.

RISORSE NO LEGATE AI BISOGNI REALI DEI TERRITORI. I risultati del monitoraggio mostrano che l’ammontare di risorse assegnate non sono legate ai fabbisogni effettivi dei territori. Solo nel caso del Piano “asili nido” le risorse assegnate aumentano con il fabbisogno, in linea con le finalità perequative. La Svimez evidenzia che «la mancata mappatura iniziale dei fabbisogni si è riflessa in un’allocazione delle risorse che ha penalizzato alcune realtà meridionali».

BANDI E RIPROGRAMMAZIONE. Per questo la Svimez propone due soluzioni: «Superare l’approccio dell’allocazione delle risorse mediante bandi competitivi che penalizzano le realtà con minore capacità amministrativa, attraverso una identificazione ex ante degli interventi sulla base dei fabbisogni reali; 2) un’azione di riprogrammazione delle risorse per la coesione che consenta di completare, dopo il 2026, il percorso di riduzione e superamento dei divari territoriali».

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