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29 Giugno 2023 - 07:30
NAPOLI. «Dobbiamo cominciare a fare un’operazione verità rispetto al Fondo sanitario nazionale dove registriamo sperequazioni che sono diventate scandalose». A lanciare l’accusa il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, in occasione di un convegno a Roma per il trentennale dell’Agenas. «La Campania è ultima in Italia per riparto procapite, è stata derubata per dieci anni di duecento milioni l’anno. Bisogna avere un riparto uguale per tutti i cittadini italiani - dice -. Oggi abbiamo 40 euro pro capite in meno, è una vergogna, lo sanno tutti ma non c’è nessuna forza politica che abbia senso dello Stato per garantire la stessa sanità a tutti i cittadini italiani. Facciamo un’operazione verità anche sugli operatori e suo posti letto, in Lombardia ci sono 142 mila posti letto, in Campania 42 mila. Io mi aspetto che ci sia questa operazione verità per le risorse procapite, per numero di posto letto e addetti per abitante». Poi il numero uno di Palazzo Santa Lucia torna all’attacco sulla questione dei Pronto soccorso: «Dobbiamo aprire le Facoltà di Medicina, togliamo il numero chiuso perché la selezione si fa sul campo, non è più possibile in questa emergenza drammatica continuare a non prendere decisioni eccezionali. Abbiamo la necessità assoluta di misure di guerra. Anziché far venire i medici da Cuba mandiamo i giovani specializzandi nelle corsie. Non riusciamo più a fare i turni nei Pronto soccorso perché vi sono carenze in alcune specialità. Facciamo i concorsi ma i medici non partecipano oppure se lo fanno chi li vince dopo un po’ chiede il trasferimento in un altro ospedale e noi non abbiamo strumenti per impedirlo. Allora cominciamo a stabilire che quando si fanno i concorsi per l’area emergenza-urgenza, chi vince deve rimanere almeno 3-5 anni nel l’ospedale dove ha partecipato al concorso». E ancora: «Poi c’è un problema della parte retributiva: non regge più una situazione per la quale un medico che lavora in un reparto di medicina generale ha la stessa retribuzione di un medico che sta in un pronto soccorso. È evidente che bisogna differenziare le retribuzioni, così come bisogna differenziarle per chi lavora in aree disagiate». Infine, un botta e risposta con l’ex ministro della Salute, Renato Balduzzi, sulle le case di comunità. «Ne faremo ma dentro chi ci mettiamo? Il personale dov’è? Ci sono le risorse?» chiede De Luca. E Balduzzi replica: «Se lei va a prendere i medici della continuità assistenziale, i medici di medicina generale, gli specialisti ambulatoriali che non sono attualmente inseriti nella rete, lei riesce, mettendoli dentro le future case di comunità, a risolvere una parte dei problemi. È evidente che bisogna trattare con queste categorie per farle entrare nella rete, ma è questa l’unica risposta possibile». Controreplica dello “sceriffo”: «L’unico Paese nel quale si può usare questo sistema è la Corea del Nord. Lei è in grado di costringere un medico di medicina generale ad andare per 18 ore settimanali nella casa di comunità in Alta Irpinia? Quando ho chiesto al ministero dell’Economia “quali sono le risorse che voi garantite per il funzionamento delle case di comunità?”, la risposta è stata: “zero”. Questa è una grande presa in giro per l’Italia. Perché non ne partirà neanche una di case di comunità».
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