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04 Luglio 2023 - 08:28
NAPOLI. Un nuovo sit-in all’esterno della Regione Campania, a partire dalle 16 di giovedì 6 luglio e una petizione online lanciata su Charge.org (https://www.change.org/p/difendiamo-l-acqua-della-campania-dagli-speculatori-privati-edai-loro-profitti), con oltre 2700 adesioni già raccolte. Alla base delle due iniziative, lo stesso intento: ribadire il no a qualunque ipotesi di privatizzazione della grande adduzione dell’acqua del territorio regionale. Il Coordinamento campano per l’acqua pubblica, anche dopo il confronto del 28 giugno scorso con il vicegovernatore con delega all’Ambiente Fulvio Bonavitacola, si mostra preoccupato per le decisioni che Palazzo Santa Lucia potrebbe assumere sulla futura gestione del servizio idrico. Facendo riferimento alla delibera numero 312 del 23 maggio 2023, il Coordinamento indica nella Regione Campania il soggetto istituzionale intento alla creazione di “una società mista pubblico/privata. La gestione verrà di fatto gestita dalle multiutilites quotate in borsa e l’acqua bene comune diverrà merce da cui trarre lauti profitti’’. La società che potrebbe nascere porterebbe il nome di “Acqua Sud Spa’’, con il Governo nazionale prima di Mario Draghi e ora di Giorgia Meloni punterebbe “sulla privatizzazione dell’acqua’’. Secondo gli attivisti, tra cui c’è il padre comboniano Alex Zanotelli, ci sarebbe la “chiara volontà di non voler mettere in discussione la privatizzazione della grande adduzione’’, comprendente la “distribuzione dell’acqua proveniente dalle sorgenti del Garigliano, del Biferno, di Cassano Irpino e della diga di Campolattaro’’ che servono “4 milioni di cittadini campani’’. Alla base di quella che è una vera e propria battaglia del Comitato, il rispetto del referendum del 12 e 13 giugno 2011 attraverso il quale 26 milioni di italiani si espressero per l’acqua pubblica avversando qualsiasi forma di profitto economico per la distribuzione di uno dei beni più preziosi al mondo. Nella petizione, si legge: “La distribuzione dell'acqua a milioni di cittadini della Campania sino ad oggi è stata gestita dagli speculatori privati con una concessione che scade il 30.11.2023. La grande adduzione deve essere orientata esclusivamente al perseguimento di interessi generali escludendo ogni forma di profitto’’, in riferimento proprio al referendum di 12 anni fa e rispettato tra le grandi istituzioni solo dall’amministrazione comunale di Napoli guidata da Luigi de Magistris con la creazione della società pubblica Acqua Bene Comune – Abc che, ricorda il leader di Unione Popolare e primo cittadino dal 2011 al 2021, «che reinveste gli utili sul ciclo delle acque mantenendo basse le bollette». Durante l’incontro del 28 giugno il Coordinamento ha chiesto al vicepresidente Fulvio Bonavitacola la “convocazione di un tavolo tecnico, con rappresentanti del Comitato, esperti giuristi e costituzionalisti’’. Ma, stando a quanto lo stesso coordinamento dice, tale tavolo almeno per il momento non ci sarà. Interpellato sull’argomento, questa la risposta del vicegovernatore Bonavitacola: «Se per acqua pubblica si intende tutelare i cittadini con la redistribuzione delle acque e avere tariffe basse, siamo perfettamente d’accordo. Vogliamo ammodernare la rete senza passare dallo spezzatino delle gare d’appalto. È destituita di ogni fondamento – aggiunge il vice di Vincenzo De Luca - la nostra intenzione di privatizzare il servizio idrico». “Noi siamo nettamente contrari ad una scelta che apre le porte agli speculatori del Nord che mirano a fare profitto su una risorsa vitale come l’acqua’’ sottolineano ancora una volta dal Coordinamento campano per l’acqua pubblica.
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