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Regione, ordinamento amministrativo bocciato

Regione, ordinamento amministrativo bocciato

La Consulta: illegittimo l’articolo 2 della legge 8/2010 che disciplinava l’organigramma con regolamento: a rischio i conferimenti degli incarichi dirigenziali

NAPOLI. La Corte costituzionale, con la sentenza 138 depositata il 10 luglio, ha accolto la questione di illegittimità costituzionale dell’articolo 2 della legge regionale 8 del 2010, che aveva autorizzato la giunta regionale della Campania a disciplinare con regolamento il proprio ordinamento amministrativo. Alla base della decisione della Consulta il fatto chela legge regionale non aveva definito in maniera compiuta le «norme generali regolatrici della materia», che avrebbero dovuto stabilire, tra l’altro, l’articolazione degli uffici e le loro competenze; insomma, una “delega in bianco” nella definizione dell’organizzazione degli uffici che violerebbe, secondo la sentenza, il principio di legalità sostanziale.

La questione era stata sollevata nell’autunno’’autunno scorso dal Consiglio di Stato su ricorso della Fedirest, il sindacato rappresentativo della dirigenza e dei quadri regionali che da diversi anni, attraverso la segretaria regionale Giovanna Donadio, contesta le scelte ritenuto “illegittime” compiute dalla Giunta regionale in materia di organizzazione dei pubblici uffici, di reclutamento dei dirigenti e di procedure di conferimento degli incarichi dirigenziali. La Fedirest è stata assistita dall’avvocato Carmine Medici che chiarisce quali potrebbero essere gli effetti della decisione della Corte Costituzionale: «La pronuncia fa rivivere, a questo punto, l’ordinamento amministrativo disciplinato con una legge del 1991 al posto di quello attuale dichiarato illegittimo e mette a rischio gli uffici regionali anche per quanto riguarda le attività relative alla copertura degli stessi, compresi i conferimenti di incarichi dirigenziali. A questo punto la Regione potrebbe tentare di approvare un nuovo regolamento per salvaguardare la legittimità per il futuro della propria organizzazione, ma, allo stato, anche l'eventuale nuovo regolamento presterebbe il fianco ad analoghe ed ulteriori censure. Per quanto riguarda i concorsi, non è tanto l’assunzione dei dirigenti ad essere a rischio quanto il successivo conferimento degli incarichi che non potrebbe riguardare la copertura di uffici dirigenziali istituiti sulla base della delegificazione dichiarata illegittima».

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