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11 Agosto 2023 - 10:27
I ragazzi che non lavorano e non studiano sono il 38%, aspetti critici restano anche nei voti
NAPOLI. L'abbandono universitario in Italia è diventato un problema significativo, con un numero considerevole di studenti che si iscrivono all'università ma poi rinunciano a laurearsi. Questa tendenza ha causato preoccupazioni non solo per il sistema educativo, ma anche per il benessere mentale degli studenti e le sfide che affrontano nel percorso accademico. Attualmente, ogni anno circa 390mila studenti in Italia riescono a conseguire la laurea, ma un numero ancora maggiore circa mezzo milione rinuncia agli studi universitari.
L’Italia è infatti il Paese europeo con il più alto numero di Neet (Not in Education, Employment or Training) di cui più della metà sono donne: 1,7 milioni su un totale di 3 milioni. Dati alla mano, l’incidenza è maggiore nel Sud Italia, dove i giovani che non studiano né lavorano sono il 39% rispetto al 23% del Centro Italia, al 20% del NordOvest e al 18% del Nord-Est. I numeri peggiori si registrano in Sicilia (40,1%), Calabria (39,9%) e Campania (38,1%). Uno degli aspetti critici sottolineati è la percezione di selezione e competizione all'interno del sistema universitario. Gli studenti denunciano che questa competizione tossica mette a disagio chi non riesce a sopportare la pressione e crea aspettative asfissianti che non tengono conto dei tempi e dei modi individuali di apprendimento. La rappresentante degli studenti Alessandra De Fazio ha criticato il sistema accademico italiano per concentrarsi esclusivamente sui successi, «tralasciando coloro che faticano ad affrontare le sfide accademiche».
La pressione e la competizione eccessiva possono portare a gravi conseguenze. L'emergere della pandemia di Covid-19 ha ulteriormente acuito il problema. Gli studenti si sono trovati isolati e soli a causa delle restrizioni legate al virus, con l'apprendimento online che ha ridotto le interazioni sociali e la socializzazione. Questo isolamento ha contribuito ad aumentare il disagio e lo stress. Un altro problema che contribuisce agli abbandoni universitari è l'arbitrarietà nelle valutazioni da parte dei docenti. Tra i voti dei laureati del 2022 molto varia a seconda del ciclo frequentato. Alle lauree magistrali, vince la palma d’oro come ateneo dove i laureati hanno i risultati migliori l’Università della Basilicata. Qui, di media, ottengono un notevole 110,8. All’Università di Palermo (110,5 il loro voto di laurea medio). Seguono l’Università per Stranieri di Siena (110,3), l’Università di Bari (110), la Lumsa di Roma (109,9), l’Università VitaSalute San Raffaele di Milano (109,8). Poi Napoli Orientale, l’Università di Cagliari, l’Università del Sannio e Napoli Parthenope, tutte con 109,6.
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