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Discarica, ascensore e piscina: le incompiute del Sannio

Discarica, ascensore e piscina: le incompiute del Sannio

Bonifica dei “Tre Ponti” al palo da 14 anni: spesi 7 milioni. Tunnel per il Castello bloccato da 13 anni, c’erano 6 milioni da usare. E della struttura intercomunale per il nuoto resta solo lo scheletro

Alle spalle del centro polisportivo abbandonato da otto anni ai vandali e alle erbacce, in località “Tre Ponti”, tra il Comune di Montesarchio e la frazione di Tufara, svetta una vera e propria montagna di immondizia, eredità della sciagurata emergenza rifiuti in Campania dei primi anni '10 di questo secolo. Dell'assurda storia del centro polisportivo, costruito dalla Provincia di Benevento tra il 2006 e il 2015, con una spesa di quasi tre milioni e mezzo di euro, e poi inspiegabilmente abbandonato senza darlo in gestione a nessuno, per colpa della malaburocrazia e dell'ignavia della politica, abbiamo abbondantemente scritto ieri. La storia della discarica ha molti punti in comune con quella del centro polisportivo fantasma. Innanzitutto perché è altrettanto scandalosa e perché a subirne i danni sono, come sempre, i cittadini. E poi le due vicende condividono la stessa genesi, sono progetti nati assieme, l'uno in funzione dell'altra, e il percorso di entrambi non è ancora arrivato alla parola fine.

CRONACA DI UNA CRISI ANNUNCIATA

L'emergenza rifiuti in Campania esplode nella sua massima virulenza a metà degli anni Duemila. Ma non fu una sorpresa. Al contrario, la nomina del primo Commissario di Governo risale a undici anni prima, esattamente nel 1994, quando molte discariche nella regione arrivarono a saturazione. Tutti sapevano dunque, e da undici anni, che se non si agiva per tempo con un programma di raccolta differenziata e con degli impianti di smaltimento adeguati, ci si sarebbe ritrovati con i sacchetti di immondizia fin sotto le finestre dei secondi piani dei palazzi. Ma una soluzione non si trovò e si arrivò così al 2005, quando anche le ultime discariche esistenti dovettero chiudere i battenti e il bubbone purulento scoppiò. Così va il mondo della politica e della pubblica amministrazione da queste parti. In conseguenza di ciò, tra il 2005 e il 2006 le maggiori città della Campania, ma anche i piccoli centri, soprattutto nelle province di Napoli e Caserta, furono letteralmente sommerse dai rifiuti solidi urbani, non differenziati e perciò denominati “tal quale”, quindi non riciclabili. Si cercò in fretta e furia dove sversare questa spaventosa montagna di immondizia, mentre da un lato protestavano i cittadini che avevano i sacchetti maleodoranti sotto casa e dall'altro protestavano i cittadini dei territori dove quei sacchetti sarebbero dovuti finire. In località “Tre Ponti”, nel territorio del Comune di Montesarchio, esisteva un'enorme cava di argilla abbandonata, e i tecnici del Commissariato per l'emergenza rifiuti in Campania immaginarono che fosse il posto giusto per creare la più grande discarica di immondizia “tal quale” della Campania. Avrebbe ospitato dodici milioni di metri cubi di sacchetti. I cittadini di Montesarchio, e soprattutto gli abitanti della vicina frazione di Tufara, insorsero. Fu creato un Comitato contro la discarica che diede filo da torcere al progetto. Per molte settimane le proteste furono durissime, con ripetuti blocchi della Statale Appia e della linea ferroviaria Benevento-Napoli, oltre a sit-in di protesta davanti alle sedi della Regione e del Commissariato. Si susseguirono gli incontri per trovare una mediazione tra Commissario straordinario, presidente della Regione, Prefetto, presidente della Provincia, Comune di Montesarchio e cittadini imbufaliti.

L'ACCORDO DI PACE

La “pace” fu sancita il 28 ottobre 2005. Segnatevi questa data. La discarica si sarebbe fatta, ma sarebbe stata molto più piccola del previsto, per una capienza di 480mila metri cubi di rifiuti. Ci sarebbero stati controlli stringenti sul materiale sversato. I cittadini sarebbero stati “risarciti” con una serie di opere pubbliche al loro servizio, tra le quali il centro polisportivo (e si è visto come è finita!) e altre che poi vedremo. Ma, soprattutto, l'uso della discarica sarebbe stato limitato nel tempo e, alla fine, il sito sarebbe stato messo in sicurezza, monitorato e bonificato per creare aree verdi assolutamente salubri. In effetti la discarica fu utilizzata per circa tre anni, dal 2006 al 2009, e terminò il suo ciclo quando l'emergenza rifiuti in Campania fu finalmente risolta. La gestione del sito era della Provincia di Benevento, ed era sempre lei a dover mettere in sicurezza la discarica. La Provincia affidò il compito alla sua società di scopo denominata “Samte”. Ma qualcosa non funzionò e cominciò un rimpallo di competenze durato fino a pochi mesi fa. A più riprese la provincia lamentava che l'Ente d'Ambito tardava a predisporre un Piano d'Ambito per tutti i siti di raccolta rifiuti del Sannio, e soprattutto di non avere le risorse per procedere alla bonifica, sia perché la Regione non dava attuazione a una legge regionale che prevedeva l'erogazione di soldi alla Provincia, sia perché i Comuni non pagavano il proprio contributo alla Samte, come previsto dall'accordo di programma. La Samte, dal canto suo, finì in liquidazione. E tra appelli, polemiche e accuse reciproche, si arriva alle carte bollate.

IL BALLETTO DI COMPETENZE

Il Comune di Montesarchio, infatti, aveva nel frattempo predisposto di sua iniziativa un piano di bonifica. Regione e Provincia presero la palla al balzo e nel 2021 emanarono un provvedimento con cui obbligavano il Comune a sistemare la discarica, sulla base del fatto che aveva già elaborato il progetto. Il Comune fece ricorso al Tar e nel novembre scorso ha avuto ragione: la bonifica non spetta a lui ma a chi quella discarica l'ha creata. Il problema è che, prima ancora di bonificarla, la discarica va messa in sicurezza, e la questione pare ancora essere irrisolta, secondo quanto riferiscono tecnici comunali che hanno seguito l'annosa vicenda. Quello che viene fatto è il controllo dell'inquinamento del sito, da parte dell'Arpac, con visite periodiche che fino ad oggi non avrebbero accertato una reale pericolosità della discarica, a patto che venga smaltito il percolato prodotto principalmente dalle piogge che bagnano i rifiuti. Vi provvede la Provincia spendendo qualcosa come 500mila euro all'anno. In quattordici anni, dal 2009 al 2023, fanno sette milioni di euro. Soldi che sarebbero stati meglio utilizzati per fare la bonifica definitiva del sito. Anche questi sono soldi di noi cittadini, ovviamente. Nel frattempo c'è stato anche un processo penale, dopo una denuncia del Movimento 5 Stelle, contro i vertici della Samte e del Consorzio di Bacino che negli anni hanno avuto un ruolo nella gestione della discarica. Ma proprio pochi mesi fa il tribunale di Benevento ha assolto tutti gli imputati: non ci sarebbero stati abusi o negligenze. E intanto la discarica dei “Tre Ponti” sta ancora là, con la sua enorme massa di rifiuti che da quattordici anni attende di essere bonificata. La buona notizia, si spera, è che nel febbraio scorso il Consiglio provinciale di Benevento ha trasferito la Samte e tutti gli impianti, compresa la discarica di “Tre Ponti”, all'Ente d'Ambito. Toccherà a questo soggetto metterli in sicurezza e bonificarli. Si troveranno le risorse? E la volontà politico-amministrativa? I cittadini se lo chiedono e aspettano risposte. Con sempre meno fiducia.

ASCENSORE PER IL PATIBOLO

Nell'accordo per costruire la discarica di “Tre Ponti”, come detto, ampio spazio fu dato ad un congruo risarcimento per le popolazioni interessate dallo sversamento dei rifiuti. Come ricostruito nella puntata di ieri, quattro milioni furono stanziati per il centro polisportivo, diventato purtroppo una cattedrale nel deserto. Altri sei milioni, invece, furono destinati ad un progetto che da tempo il Comune di Montesarchio, con l'allora sindaco Antonio Izzo, coltivava. La costruzione di un mega-ascensore che avrebbe portato i turisti direttamente fino al piazzale del Castello e della Torre di Montesarchio. Pregevoli esempi di architettura che, assieme al reticolo di stradine e chiese del centro storico, fanno di Montesarchio uno dei borghi più belli d'Italia. Non bastasse, il Castello è anche sede dell'importante museo archeologico nazionale del Sannio Caudino. Mentre nella Torre, già carcere borbonico che “ospitò” Carlo Poerio ed altri patrioti risorgimentali, oggi è custodito il “Cratere di Assteas”, dal nome dell'artigiano di Paestum che lo produsse ne IV secolo a. C.: raffigura il mito del “ratto di Europa” e viene considerato il vaso più bello del mondo.

UN PROGETTO TROPPO AMBIZIOSO

Il progetto di bucare la collina su cui sorge il centro storico di Montesarchio per creare un ascensore fu osteggiato dagli oppositori del sindaco e divenne oggetto di feroci polemiche. Tra l'altro, si accusava il Comune di aver previsto la stazione a valle dell'ascensore in una stradina stretta del centro storico, via Cappella, dove non ci sono parcheggi per pullman e automobili. Il Comune però aveva preparato un progetto ambizioso, di cui l'ascensore rappresentava solo una parte. Si trattava di creare un parcheggio per i pullman turistici a valle, nell'ex Motel Agip o, in alternativa, su un terreno comunale in via Cervinara. Da lì i turisti sarebbero stati incoraggiati ad attraversare a piedi la parte poco ripida che attraversa la piazza centrale del paese fino a via Roma, dove sorge un asilo. Qui sarebbe nato un parcheggio per le auto e un percorso su tapis-roulant per superare il forte dislivello fino all'ingresso del convento francescano di Santa Maria. Da qui, di nuovo a piedi, in un tratto di scarso dislivello, i visitatori avrebbero attraversato parte del centro storico fino all'imbocco dell'ascensore che gli avrebbe fatto fare l'ultimo grande salto di dislivello, atterrando direttamente nel piazzale del Castello. Il primo lotto del progetto, quello che riguardava solo l'ascensore e al quale erano destinati circa 3 milioni di euro, fu appaltato ad un consorzio di imprese, Aedars Srl, nel 2009. Ma i lavori incontrano difficoltà e vanno a rilento. Viene realizzato l'enorme buco verticale che avrebbe dovuto ospitare due ascensori e una scala di sicurezza, e solo una trentina di metri dei settanta previsti per il tunnel orizzontale che sbuca in via Cappella. Poi, nel 2010, il Consorzio va in liquidazione e tutto si ferma. Complessivamente, furono spesi circa 700mila euro dei sei milioni messi a disposizione dalla Regione.

MA IL NUOVO SINDACO CAMBIA IDEA

Nel 2013 la giunta comunale di Montesarchio cambia colore con l'elezione a sindaco di Franco Damiano. E anche se si fa avanti una delle imprese consorziate, la Takos, chiedendo di subentrare nell'appalto, l'accordo con il Comune non si trova. Del resto il sindaco Damiano non ha mai fatto mistero di non essere assolutamente in sintonia con i progetti del suo predecessore. Si studia anche una possibile riconversione dell'opera, con una scala a spirale al posto dei due ascensori e un unico montacarichi ad esclusivo uso delle persone disabili. Intanto, nel 2016 c'era stata la rescissione del contratto con il Consorzio in liquidazione e nel 2020 un nuovo subappalto con consistenti modifiche. Tutto però resta fermo. Oggi nel tunnel orizzontale qualcuno parcheggia auto e mezzi agricoli, mentre l'enorme buco verticale fa “bella” mostra di sé ad uso delle fotocamere dei turisti. E i 5 milioni e 300mila euro messi a disposizione della Regione e mai spesi? Potranno essere ancora utilizzati a vantaggio della cittadinanza di Montesarchio? Nessuno sa dirlo. Da qualche mese si è insediato un nuovo sindaco, l'avvocato Carmelo Sandomenico, ma parte della Giunta è formata dagli stessi assessori che avevano affiancato Franco Damiano nel decennio precedente. Sandomenico si trova ad ereditare una situazione certamente complessa e spinosa. È presto per dire come intenda sciogliere il nodo dell'ascensore. Che però non è la sola opera incompiuta che ora il neo-sindaco si troverà a gestire.

LA PISCINA SENZA ACQUA

C'è un'altro scheletro rimasto immerso dalle erbacce a Montesarchio. Si tratta di quella che sarebbe dovuta diventare una piscina intercomunale, progetto nato da un accordo tra i Comuni di Tocco Caudio, Bonea e Montesarchio. È un'idea nata negli stessi anni del centro polisportivo di “Tre Ponti” e dell'ascensore sul Castello, esattamente nel 2008: costruire una piscina pubblica coperta con una vasca di 25 metri. E in verità in tutta la Valle Caudina non esiste alcuna piscina pubblica. Spesa prevista, circa due milioni e mezzo di euro. L'opera sarà finanziata dalla Regione Campania, che infatti stanzia un primo lotto di 610mila euro con decreto dirigenziale del 20 febbraio 2008. Il progetto prevede che la piscina sorga nella periferia ovest di Montesarchio, nella frazione di Varoni, sulla strada che conduce a Bonea. Viene bandito l'appalto, si espropria il suolo e nel 2009 cominciano i lavori. Stazione appaltante è il Comune capofila dei tre, quello di Montesarchio. Il primo lotto viene portato regolarmente a compimento: si scava la vasca, si alzano i pilastri in cemento armato, si realizza la copertura della struttura. Così, i primi 610mila euro finiscono. Dal 2010 in poi la Regione approverà ulteriori stanziamenti, ma senza mettere materialmente a disposizione i fondi. Chiede invece ai Comuni di completare l'opera anticipando i soldi, per poi essere rimborsati dalla Regione. Soltanto che, a seguito della grave crisi economica che colpisce diversi Stati europei, le regole di finanza pubblica si inaspriscono, e nel 2011 l'Italia vara il “Patto di stabilità interno”, che impone ai Comuni di non fare spese in deficit e non indebitarsi. È così che i rimanenti due milioni rimangono nelle casse regionali e il progetto della piscina intercomunale ha uno stop. Peccato che questo stop duri da tredici anni. L'acqua è poca e i cittadini della Valle Caudina non galleggiano. Ma lo scheletro della struttura è ancora lì, invaso dall'erba alta, sotto lo sguardo severo del Monte Taburno. Le storie di sperperi e cattedrali nel deserto del Sannio non finiscono però qui. Per trovarne un'altra, davvero eclatante, è proprio sul Monte Taburno che bisogna salire. Ma ne riparliamo alla prossima puntata.

(2/Continua domani)

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