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22 Settembre 2023 - 07:30
NAPOLI. «L’enormità delle liste d’attesa in tutto il Paese e nella nostra regione resta una delle criticità più gravi che si traduce in una vera e propria negazione del diritto alla salute, al punto che ben 2,5 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi. Un tema che seguo da tempo e sul quale ho voluto interrogare la Giunta per segnalare alcune gravi anomalie e capire che azioni intende adottare - dichiara Valeria Ciarambino, Vicepresidente del Consiglio regionale e componente del Gruppo Misto, al termine della seduta di Question time - Non possiamo più assistere a scene quotidiane con centinaia di persone in coda davanti ai laboratori privati fin dalle prime ore del mattino per sottoporsi ad esami clinici prima che si esauriscano i tetti di spesa, cosa che avviene praticamente entro la prima settimana di ogni mese, mentre i punti prelievo pubblici attivati in tutti i distretti Asl della Campania, e accessibili senza prenotazione dal lunedì al sabato, sono praticamente deserti perché il cittadino non è neppure a conoscenza della loro esistenza». Alla stessa maniera, a fronte di liste di attesa infinite per una visita specialistica nel pubblico, con disponibilità a distanza di mesi e mesi, gli ambulatori nei distretti delle Asl sono spesso vuoti o sottoutilizzati, perché probabilmente quelle visite i pazienti hanno poi scelto di sostenerle nel privato a proprie spese, senza disdire la prenotazione. «Serve una campagna di comunicazione che informi i cittadini dell’offerta pubblica, ma anche un recall per liberare le agende da quelle prenotazioni non più valide accorciando le liste d’attesa». E qui veniamo all’altro paradosso, che a fronte di oltre 73 milioni di euro attribuiti ad Asl e ospedali dal Piano operativo regionale liste d’attesa per il 2021-2022, ben 47 milioni di euro sono rimasti inutilizzati e sono stati riassegnati per il 2023. «Non è accettabile lasciare inutilizzati decine di milioni di euro, mentre la gente non può curarsi - precisa la Vicepresidente - Nonostante l’attivazione del Cup unico regionale, restano forti criticità sull’offerta di prestazioni sanitarie ambulatoriali Le liste di attesa sono una criticità nazionale. Nel 2022, oltre 4 milioni di persone in Italia, corrispondenti al 7% della popolazione, hanno rinunciato alle cure necessarie. Sorprendentemente, a differenza degli anni precedenti alla pandemia, le lunghe liste d'attesa sono emerse come la ragione principale di questa rinuncia, superando addirittura la crisi economica come fattore determinante. Nel confronto tra il 2022 e gli anni precedenti, il 4,2% della popolazione ha rinunciato a causa delle lunghe attese, rispetto al 4,9% nel 2019, mentre la percentuale di coloro che rinunciano per motivi economici è scesa al 3,2% nel 2022 rispetto al 4,9% nel 2019. Questo problema non riguarda solo una specifica area geografica. La situazione è particolarmente critica in regioni come la Campania, che già affrontano vari problemi, tra cui la carenza di personale e risorse inferiori rispetto ad altre regioni. La Campania è uscita da un decennale commissariamento nel 2020 ed è caratterizzata da indicatori negativi, con un significativo ricorso alla sanità privata. Un esempio lampante è la disparità tra le prestazioni in intramoenia e quelle istituzionali. Nel 2021, come riporta un’inchiesta di Sky, in una struttura pubblica della regione, le prestazioni in intramoenia hanno superato addirittura del 261% quelle ottenute pagando il ticket. Inoltre, il report dell’Eurostat evidenzia una differenza significativa nell'aspettativa di vita tra le regioni del CentroNord e quelle del Sud, con la Campania fanalino di coda. Le morti evitabili rappresentano un altro nodo cruciale: nel 2019, la Campania ha registrato il tasso di morti evitabili più alto d'Italia, con 26 su 10mila abitanti. Questo fenomeno è correlato alle lunghe liste d'attesa, poiché attendere troppo a lungo può portare a complicazioni, specialmente nelle malattie croniche. Il ricorso frequente al pagamento di prestazioni ambulatoriali e diagnostici è un problema che affligge la Campania. Molti cittadini si rivolgono ai centri privati per esami diagnostici, soprattutto in alcune zone della regione. Tuttavia, i budget per le prestazioni in convenzione si esauriscono spesso già all'inizio del mese.
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