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Denatalità, Campania sempre meno popolata

Denatalità, Campania sempre meno popolata

Si assiste ad un graduale spopolamento soprattutto nelle aree rurali e nei piccoli centri

NAPOLI. Napoli e la Campania sono testimoni di significativi cambiamenti demografici fin dal secondo dopoguerra. Dopo un notevole incremento della natalità durante gli anni del baby boom, si è assistito a una costante diminuzione del numero di nuovi nati, stabilizzandosi attualmente a una media di 1,4 figli per donna. Tuttavia, la demografia della regione presenta notevoli disparità rispetto al resto d'Italia, sia nei comportamenti familiari che nelle dinamiche di salute e migrazione. Volendo fare una panoramica le regioni italiane si distinguono per dimensioni e territorio. Sicilia e Piemonte sono le più estese, seguite da Sardegna, Lombardia, Toscana ed Emilia-Romagna. La Lombardia è anche la regione più popolosa, con circa 10 milioni di residenti, seguita da Lazio, Campania e Sicilia.

Al contrario, Umbria, Basilicata, Molise e Valle d’Aosta sono le meno popolose e meno estese. In Campania, la media di componenti per famiglia è notevolmente superiore alla media nazionale, attestandosi a 2,8. Questo dato riflette una diversa struttura familiare rispetto ad altre regioni italiane. La diminuzione della fecondità è un trend comune, ma i valori variano notevolmente da regione a regione, con la Liguria che registra una media di 2,1 componenti per famiglia. Le cause di questa diminuzione includono la prolungata permanenza dei giovani nelle famiglie di origine, tempi più lunghi per la formazione, difficoltà nel trovare lavoro e instabilità contrattuale, problemi di accesso all'edilizia abitativa e una crescita economica limitata.

Vi sono poi cause culturali: ad esempio, la “caduta” del numero dei matrimoni lascia spazio a forme alternative di unione, tra cui un buon numero di relazioni senza figli. Per non parlare poi di scelte prettamente etiche o personali. Negli anni '90, l'Italia si distingueva dagli altri paesi occidentali per la mancanza di diversità nei modelli di famiglia contemporanea come separazioni, secondi matrimoni, figli fuori dal matrimonio, famiglie monogenitoriali . Tuttavia, negli ultimi anni, si è assistito a un avvicinamento a tali modelli. Nel contesto della salute, nascere in regioni diverse come la Calabria o il Trentino-Alto Adige può comportare una differenza fino a 12 anni nell'aspettativa di vita in buona salute. La disparità tra Nord e Sud è evidente anche nel livello di povertà infantile. La Campania, come altre regioni meridionali, sperimenta un processo di spopolamento. Al contrario, la componente straniera è in costante aumento.

Anche se gli immigrati contribuiscono in parte a contenere gli effetti della bassa natalità, si osserva una convergenza delle dinamiche familiari con quelle delle famiglie di origine italiana. I dati indicano che da più di un ventennio nelle regioni meridionali è in atto un processo di spopolamento che riguarda i centri urbani di mediapiccola grandezza e le zone rurali interne. Con questo andamento, l’Istat prevede che nel 2056 le regioni meridionali perderanno 5.084.813 dei 20.625.813 abitanti attuali, (1 abitante su 4). In sintesi, Napoli e la Campania riflettono le complesse dinamiche demografiche che caratterizzano l'Italia, evidenziando importanti differenze regionali e cambiamenti significativi nel corso del tempo.

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