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07 Novembre 2023 - 08:22
NAPOLI. Interessi sempre più cari per chi vuole acquistare casa in Campania. La raffica di rialzi della Bce sta ora dispiegando appieno i suoi effetti, così il tasso fisso medio sui nuovi mutui ha ormai sfondato il muro del 6%, arrivando a toccare il 6,02%. Nella regione il tasso medio raggiunto dai finanziamenti è ormai di gran lunga superiore rispetto a quello di importanti regioni del Nord come il Piemonte, dove lo stesso si ferma al 4,68%, con una significativa differenza.
IN LOMBARDIA SI PAGA FINO AL 2% IN MENO. Il gap diventa poi ancora più grande se si confronta il tasso medio della Campania con quello della Lombardia, dove si ferma al 4,48%. Un confronto che diventa impietoso se fatto con l’Emilia Romagna, che è la regione italiana in assoluto più “virtuosa”, dove gli interessi medi sui mutui si fermano al 4,03%: in pratica in Campania costano il 2% in più.
IL SUD COLPITO. Ma a soffrire sono tutte le regioni del Mezzogiorno. La maglia nera va al Molise, dove il tasso medio sui nuovi mutui ha raggiunto addirittura il 6,25%. Seguono Calabria (6,23%) e Sicilia (6,14%) che precedono di poco la Campania in questa poco invidiabile classifica.
A FIRENZE SI PAGA QUANTO NAPOLI. Dati che finiscono per riflettersi anche a livello provinciale. A Napoli per un finanziamento da 150mila euro della durata di 25 anni occorre sborsare in media una rata mensile di 980 euro, contro gli 800 euro pagati a Bologna e 841 a Milano, si paga di meno anche a Roma, con 821 euro. A Firenze si paga invece praticamente quanto Napoli: 906 euro. I numeri, contenuti nell’ultima analisi della Fabi sulla base delle statistiche disponibili della Banca d’Italia, confermano come i continui rialzi dei mesi scorsi messi in campo dalla Bce stiano ora “planando” nelle tasche di famiglie e imprese. Inoltre, il caro tassi sta anche comportando la riduzione dell’importo medio richiesto in Campania per un mutuo prima casa.
IL DIVARIO TERRITORIALE. Le ragioni del divario territoriale risiedono nei differenti rischi che le banche devono affrontare: nel Mezzogiorno, infatti, i tassi sono più elevati perché le economie sono più deboli, e più alto è il numero di soggetti in difficoltà con le scadenze dei pagamenti.
ANCHE LE SURROGHE IN AUMENTO. Sono tanti i mutuatari che, avendo firmato negli scorsi anni un finanziamento a tasso variabile, per far fronte agli aumenti cercano nuove soluzioni e questo ha determinato una nuova impennata delle surroghe le quali, secondo un’analisi di “Facile.it”, nel 2023 hanno rappresentato il 12% del totale domande di finanziamento raccolte in Campania, in crescita del 42% rispetto allo scorso anno.
L’INVERSIONE DELLA CURVA DEI TASSI. I tassi medi si riferiscono ai prestiti a tasso fisso, in questo momento più conveniente rispetto al variabile: ciò perché il mercato ritiene che il livello del costo del denaro sia vicino al picco e, pertanto, ipotizza una discesa entro due o tre anni sia del tasso di riferimento sia del livello dell’inflazione. Di conseguenza, si ipotizza una discesa anche per quanto riguarda gli interessi su mutui e prestiti, ragion per cui il tasso variabile potrebbe essere meno vantaggioso, in prospettiva, per la banca che eroga un finanziamento. Un fenomeno, quello dell’inversione della curva dei tassi, verificatosi l’ultima volta nel 2008, nel periodo della crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti e prima ancora in occasione della recessione del 2001. Precedenti non proprio incoraggianti.
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