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Campania sempre più “povera” di talenti

Campania sempre più “povera” di talenti

NAPOLI. I preoccupanti dati forniti dal Ministero dell'Istruzione e del Merito mettono in luce una crescente problematica nel panorama universitario italiano. È evidente che il sistema educativo sta affrontando sfide significative, come indicato da un'allarmante percentuale di diplomati che non raggiungono i livelli minimi di preparazione necessari per accedere all'istruzione superiore. In particolare, il 10% di essi non possiede nemmeno le competenze di base. L'analisi approfondita sottolinea che questo problema di impreparazione degli studenti non inizia solo durante il percorso universitario ma ha radici profonde che si estendono prima ancora dell'arrivo all'università. Il professor Daniele Checchi dell'Università Statale di Milano evidenzia che la mancanza di preparazione è un problema sistemico che ha origini lontane. Questa carenza di preparazione si riflette anche nei risultati delle prove Invalsi, i test nazionali di valutazione delle competenze degli studenti. Inoltre, emerge un divario territoriale profondo, specialmente tra il Nord e il Sud Italia. Regioni come Campania, Calabria e Sicilia mostrano percentuali elevate di studenti che non raggiungono i livelli minimi richiesti in italiano e matematica, con risultati preoccupanti anche nelle lingue straniere. La dispersione scolastica complica ulteriormente la crisi educativa. Il 9,7% degli studenti nell'ultimo anno, nonostante abbia ottenuto il diploma, non raggiunge la soglia minima in italiano, matematica e inglese, equivalente al livello richiesto in terza media. La dispersione scolastica esplicita, con gli studenti che lasciano la scuola prima del diploma, contribuisce alla perdita di potenziali laureati, impedendo alla percentuale di laureati di crescere. In realtà durante il primo anno di università le matricole hanno un incremento, è nei successivi anni che si assiste ad un abbandono. Ad attrarre i neoiscritti sono soprattutto le materie dell'area economica, giuridica e sociale (+4,5), seguite dall'area sanitaria e agroveterinaria (+2,2%) e dalle discipline scientifiche (+1,1%). Segno meno, invece, per le iscrizioni ai corsi dell'area letteraria, artistica ed educativa. Venendo alla qualità degli atenei, valutata dal Censis con punteggi in base alle strutture disponibili, i servizi offerti, le borse di studio e il livello di internazionalizzazione, nella fascia delle dieci mega università statali (più di 40mila iscritti) al primo posto per il quattordicesimo anno consecutivo si conferma la Alma Mater di Bologna. Completano il podio l'università di Padova e La Sapienza di Roma. Al quarto posto resta Pisa, seguita dalla Statale di Milano che scavalca Firenze, quindi Palermo, Torino, Bari e la Federico II di Napoli. Tra i sedici atenei medi (fra 10mila e 20mila iscritti) spiccano le prime tre posizioni di Trento, Udine e Siena; chiudono l'Orientale di Napoli, Catanzaro e L'Aquila. A guidare la classifica dei nove piccoli atenei (fino a 10mila iscritti) sono le Università di Camerino, della Tuscia e di Macerata, seguite dalle Università di Cassino e del Sannio.

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