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06 Dicembre 2023 - 09:00
La “migrazione sanitaria” per ricoveri ospedalieri rimane un trend costante tra le regioni italiane e, negli ultimi 6 anni (2017-2022), vale poco meno di 3 miliardi l’anno. Con qualche differenza, legata anche alla pandemia che aveva variato il quadro. Si è avuto infatti un «significativo calo nel 2020 e una successiva inversione di tendenza nel 2021, continuata con una crescita nel 2022». Sono alcuni dati del report sul tema dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Le principali regioni attrattive - spiegano gli esperti Agenas - sono, in ordine, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, mentre quelle di “fuga” sono Campania, Calabria e Sicilia. «Nel 2022 Emilia-Romagna e Lombardia registrano valori equiparabili di saldo positivo (tra mobilità attiva e passiva) rispettivamente di 337 milioni e 362 milioni. Da osservare il trend dell’Emilia-Romagna che segna un importante incremento rispetto al periodo pre pandemico. Il flusso migratorio è tendenzialmente diretto da Sud a Nord». Si osserva, però, «anche la mobilità tra le regioni del Centro-Nord soprattutto quelle vicine (con una distanza di 100 chilometri e/o 60 minuti di percorrenza dal comune di residenza del paziente alla struttura ospedaliera di ricovero): la migrazione di prossimità, rispetto al totale, risulta essere pari al Nord al 24%, al Centro 12,6% e al Sud 5,7%». Nel caso della Campania, la regione riduce moderatamente il valore di saldo negativo ma aumenta la sua capacità attrattiva sull’alta complessità dei ricoveri. La pandemia non ha modificato i flussi di mobilità di attrazione e fuga per patologie tumorali, malgrado la contrazione nel numero di interventi. I principali indici di attrazione sono relativi ai tumori di esofago e pancreas che vedono soprattutto le strutture della regione Veneto come le principali aree di richi mo per l’intero Paese. Oltre alla migrazione dal Sud verso il Nord, «abbiamo anche quella di prossimità che caratterizza maggiormente i ricoveri delle Regioni del Nord che si scambiano prestazioni “al confine”, entro 60 minuti di percorrenza, anche per semplice opportunità da parte dei cittadini che trovano strutture altrettanto valide nella regione accanto. Al Sud non è così, la prossimità è irrisoria, vale circa il 6%: c’è prossimità tra Campania e Lazio, Puglia e Molise ma in misura nettamente inferiore rispetto al Nord dove vale il 25% circa e al Centro (13%)» dice Maria Pia Randazzo, responsabile dell’Unità operativa statistica e flussi informativi sanitari dell’Agenas. Ad attrarre di più le strutture private accreditate, «più del 50% della mobilità è concentrata nel privato, se poi consideriamo gli interventi di alta specialità la percentuale del privato sale».
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