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23 Dicembre 2023 - 07:30
NAPOLI. La Guardia di Finanza di Napoli ha notificato un invito a dedurre a 13 persone ritenute responsabili di un danno erariale di circa 90 milioni di euro derivante dalla irregolare gestione del Servizio idrico integrato in 76 comuni delle province di Napoli e Salerno. Le indagini, delegate dalla Corte dei Conti e dirette dai pm della Procura regionale campana Davide Vitale e Flavia Del Grosso, hanno consentito di accertare, nel periodo di tempo che va dal 2013 al 2018, la violazione della normativa ambientale nazionale che imponeva, tra le altre cose, il trasferimento di tutte le opere e infrastrutture idriche, gestite dalla Regione Campania, alla società concessionaria, la quale ne doveva assumere i relativi oneri, nel rispetto dei principi di efficacia, di efficienza e di economicità. Nonostante molteplici incontri, atti e delibere che stabilivano modalità e tempistica del trasferimento delle citate opere, la Regione Campania e la società concessionaria non hanno mai concretizzato quanto concordato, ad eccezione del trasferimento di pochissimi impianti.
I DESTINATARI DEGLI INVITI A DEDURRE. I provvedimenti della magistratura contabile sono stati notificati all’ex govenatore, attualmente leader dell’opposizione di centodestra in consiglio regionale, Stefano Caldoro, e ai componenti della ua Giunta dell’epoca ovvero Giovanni Romano; Guido Trombetti; Eduardo Cosenza, attualmente assessore al Comune di Napoli nell’amministrazione guidata da Gaetano Manfredi; Gaetano Giancane; Fulvio Martusciello, ora eurodeputato di Forza Italia e coordinatore campano degli azzurri; Anna Caterina Miraglia; Severino Nappi, attuale capogruppo della Lega nell’assise campana; Daniela Nugnes; Ermanno Russo; Pasquale Sommese e Sergio Vetrella: gli ex esponenti dell’esecutivo regionale sono ritenuti responsabili, in via sussidiaria, di colpa grave L’altro invito a deduree è stato notificato dagli uomini delle Fiamme gialle alla Gori spa, nella persona di Sabino De Blasi, presidente del Consiglio di amministrazione della società che è accusata di avere proceduto alle riscossioni malgrado il trasferimento delle competenze da parte della Regione non fosse mai avvenuto e quindi principalmente responsabile del danno erariale .
LE RISULTANZE INVESTIGATIVE. Secondo quanto emerso il mancato trasferimento in concessione d’uso delle opere regionali al concessionario non ha consentito l’efficientamento del servizio idrico integrato e, inoltre, ha fatto ricadere in maniera indebita e dannosa i costi di gestione sul bilancio regionale finendo per gravare sulla fiscalità diffusa regionale e non su quella diretta. Il fatto che la società concessionaria abbia incassato dagi utenti la tariffa del servizio idrico e di quella di depurazione senza realizzare il servizio idrico integrato, e senza girare alla Regione Campania la quota tariffaria dovuta per i servizi di fornitura di acqua idropotabile e di depurazione delle acque reflue, ha provocato il fatto, come detto, che gli oneri dovevano essere a carico del gestore e e poi “scaricati” sull’utenza attraverso la tariffa, sono stati invece sostenuti dalla Regione Campania attraverso il ricorso alla fiscalità generale o al credito bancario o, ancora, attraverso lacompressione altri servizi: il tutto per un importo di 350 milioni. Di qui gli inviti a dedurre ai destinatari che avranno 45 giorni per presentare controdeduzioni e documentazione rispondere agli addebiti.
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