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De Luca non si scusa e rilancia

De Luca non si scusa e rilancia

NAPOLI. Se qualcuno si aspetta le scuse resta deluso subito. Vincenzo De Luca arriva al teatro Sannazaro di Napoli (nella foto con Marisa Laurito) con lo stesso sottofondo di note suonato alla manifestazione a Roma il giorno prima. Solo che “Bella Ciao” non è l’unica musica a restare invariata.

«L’INSULTO? TITOLI SU UNA BATTUTA». Uguale è anche l’aggressività del governatore che non arretra rispetto alle accuse e l’insulto lanciato alla premier Giorgia Meloni: «Ho letto sui giornali di un insulto di De Luca alla Meloni - premette di fronte agli operatori culturali chiamati per protestare contro il mancato riparto dei fondi europei di sviluppo e coesione -. Siamo alla follia. Hanno mandato in giro un fuorionda (nel video il governatore replica alla premier dicendo «lavora tu, str...», ndr) mentre ero a Montecitorio. Ci si è ridotti a un titolo su una battuta detta a mezza bocca».

«L’INSULTO L’HA FATTO MELONI AI MANIFESTANTI». Per De Luca «l’unico insulto l’ha fatto Meloni a quelli che hanno manifestato. Non decide lei quando e dove manifestare». Insomma, De Luca non lascia ma raddoppia. Anzi, fa di più.

«DEVONO SPARARMI IN TESTA». Dopo aver ricostruito quanto accaduto nella Capitale, con il tentativo vano di parlare con qualcuno del Governo, il presidente campano spara un’altra delle sue battute a effetto, salvo poi lamentarsi dei titoli sui giornali: «Non arretreremo di un millimetro. Come ho detto al funzionario di polizia che non voleva farci passare a Roma, la prossima volta mi devi sparare in testa se vuoi fermarmi». Il Sannazaro è tutto per lui, applausi e striscioni d’incoraggiamento si sprecano. Un gruppo di giovani appende uno striscione a uno dei palchi con su scritto: «Noi siamo i ragazzi del presidente, chi è contro il presidente è contro di noi». E la scelta del governatore-capopolo è ormai chiara: alzare sempre di più l’asticella della polemica: «Di fronte a questo atteggiamento del Governo, la nostra risposta è che la dignità del Sud, della Campania e di Napoli non è in vendita», tuona.

«IL POTERE NON È FARE QUELLO CHE PARE». Poi lui, che più volte è finito nel mirino degli oppositori per l’eccessiva centralizzazione dei poteri, accusa l’Esecutivo dicendo che «non può assumere le risorse pubbliche come un bottino personale. Ci sono regole della vita democratica e il potere non è fare quello che pare e piace, ma rispettare ruoli istituzionali».

ATTACCO A PIANTEDOSI. Tornando su quanto accaduto a Roma, De Luca affonda ancora i colpi: «Questo è il Governo MeloniBadoglio. Sono scappati tutti». E se la prende anche con il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: «È stato latitante per tutta la giornata, nonostante la situazione che si era creata a Roma. La mia solidarietà va alle forze dell’ordine, che non sapevano come comportarsi». Peccato però che le forze dell’ordine la pensino diversamente e siano in attesa delle scuse di De Luca. In platea ad ascoltare De Luca anche tanti artisti come Marisa Laurito, Patrizio Rispo, Ruggero Cappuccio, il patron del Giffoni, Claudio Gubitosi. «Siamo qui per testimoniare che questi fondi di sviluppo e coesione sono un nostro diritto - dice Laurito - li dobbiamo avere perché sono necessari per far vivere le moltissime famiglie che lavorano nelle piccole e medie imprese del mondo della cultura». E Gubitosi conferma: «De Luca sta facendo una battaglia democratica e civile. Quella della cultura campana è una grande industria».

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