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03 Marzo 2024 - 08:00
NAPOLI. Lo scontro si fa sempre più duro. Da un lato Vincenzo De Luca (nella foto), dall’altro Raffaele Fitto. L’ultimo capitolo di quello che ormai sta diventando un romanzo infinito lo scrive il governatore campano. A carte bollate. Sì, perché ora è il turno delle querele. Anzi, della querela.
LA DECISIONE DI DE LUCA. Quella che De Luca mette nero su bianco per diffamazione contro il ministro per gli Affari europei e la Coesione: «Ho dato mandato agli uffici regionali di sporgere querela per diffamazione nei confronti del ministro Fitto e di alcuni organi di stampa, per le affermazioni false e calunniose diffuse in merito alla vicenda dei Fondi Coesione», annuncia di buon mattino il presidente della Regione Campania.
LA LETTERA DI FITTO AI SINDACI. La mossa è maturata dopo che Fitto, in una lettera indirizzata ai sindaci della Campania in risposta alla manifestazione tenuta lo scorso 16 febbraio a Roma, aveva spiegato che se i fondi europei di sviluppo e coesione erano bloccati ciò sarebbe imputabile a ritardi della Regione, accusata dal ministro di essere «inadempiente». Fitto aveva spiegato che «l’elenco dei progetti in scadenza il 31 dicembre 2023 che devono essere completati è stato sollecitato più volte, ma la Regione l’ha inviato solo ieri sera, 29 febbraio 2024».
«PAROLE FALSE E DIFFAMATORIE». Un’affermazione che ha mandato su tutte le furie De Luca, che a più riprese in questi mesi aveva affermato il contrario, e che cioè tutta la documentazione era già stata inviata agli uffici competenti del Ministero. Tuttavia, sulle prime il governatore non aveva replicato direttamente alla lettera inviata da Fitto ai primi cittadini, lasciando che a rispondere fossero le Autorità di gestione regionali. Queste ultime avevano già bollato come «false e diffamatorie» le parole di Fitto, sottolineando come la documentazione fosse stata inviata già a giugno del 2023.
«PERSO UN ANNO E MEZZO, PRETESTI INFINITI». Insomma, si era capito subito che lo scontro sarebbe finito in tribunale. E infatti ieri il governatore ha sparato a zero, affermando che il ministro, «dopo un oltre un anno e mezzo di tempo perso fra verifiche, controverifiche, richieste di chiarimenti, richieste di integrazioni, richieste di precisazioni pretestuose, immotivate ed arbitrarie, non avendo più nessun argomento con cui giustificare la sua clamorosa inconcludenza ed il suo ostruzionismo, ha adottato la strategia della confusione, della falsificazione, dei pretesti infiniti», ha detto durissimo il presidente della Campania.
IL PRECEDENTE DELLA DENUNCIA DAVANTI AL TAR. In realtà non è la prima volta che il braccio di ferro tra i due finisce in un’aula di tribunale. De Luca, infatti, aveva già citato Fitto davanti al Tribunale amministrativo della Campania, alla Procura di Napoli e alla Procura regionale della Corte dei Conti, a proposito del ritardo nella stipula dell’accordo di coesione tra il Governo nazionale e la Regione che lo stesso De Luca imputa al ministro. Una mossa, quest’ultima, che ha fatto ottenere a De Luca una prima vittoria: il Tar, infatti, ha assegnato al Ministero 45 giorni di tempo per concludere l’accordo di coesione con la Regione.
«BASTA PERDERE TEMPO, IL RESTO È FUMO». Proprio a questa circostanza ha fatto riferimento ieri De Luca, quando ha affermato che «non è il caso di sottrarre più tempo al nostro lavoro. Non avendo il ministro mai avuto il coraggio di misurarsi in un confronto pubblico, non c’è altro da fare che rivolgersi alla magistratura, in attesa che il ministro stesso dia attuazione alla sentenza del Tribunale amministrativo della Campania. Tutto il resto è fumo».
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