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22 Marzo 2024 - 08:15
ROMA. Con ben 23.037 reati ambientali accertati dal 2018 al 2022 la Campania si posiziona al primo posto tra le regioni d’Italia. Un poco invidiabile primato che emerge dai dati raccolti da Legambiente e resi pubblici ieri, in occasione della XXIX giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Si tratta di numeri che purtroppo confermano quanto l’ecomafia sia ormai un fenomeno al tempo stesso locale e globale, da contrastare con forza non solo a livello territoriale ma anche a sovranazionale. Nella classifica dell’associazione ambientalista la Campania, con i suoi 23.037 reati ambientali accertati, stacca nettamente la Sicilia, con 16.579 reati ambientali si piazza al secondo posto: alle sue spalle troviamo purtroppo altre due regioni del Mezzogiorno: la Puglia con 16.282 reati ambientali accertati e la Calabria (13.926). In Italia i reati ambientali dal 2018 al 2022 sono stati 157.641.
LE ILLEGALITÀ NEL CICOLO DEL CEMENTO. Sempre tra il 2018 e il 2022 la Campania ha fatto registrare il maggior numero di illegalità anche nel ciclo del cemento: con 7.360 segnalazioni, infatti nessuno ha fatto peggio. Anche in questo caso nei primi posti troviamo tute regioni del Sud: al secondo posto la Puglia (5.735), seguita da Calabria (5.001), Sicilia (4.842) e Lazio con 2.676 illeciti accertati. La Campania è prima anche nella classifica per i reati nel ciclo dei rifiuti con 8.461 reati davanti alla Puglia (3.775) e al Lazio (3.361).
«SERVONO PREVENZIONE E CONTROLLO». Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente, spiega: «Al nostro Paese chiediamo il massimo impegno nel contrasto alla criminalità ambientale che purtroppo non arresta la sua corsa come dimostrano ogni anno i dati del nostro report Ecomafia. La risposta a questi continui attacchi è quella di mettere in campo maggiori attività di prevenzione e di controllo, nuove normative stringenti come i delitti contro le agromafie e la fauna che ancora faticano a vedere la luce e avvalersi della nuova direttiva europea sui crimini ambientali recependola in tempi brevi».
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