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26 Marzo 2024 - 08:33
NAPOLI. La Campania è all’ultimo posto nella gestione della rete dell’emergenza urgenza. Ad attestarlo è la terza indagine nazionale dell’Agenas sullo stato di attuazione delle reti tempo-dipendenti relativa al 2023 e derivante dal raffronto rispetto al 2022. Il primo dato riguarda la Rete cardiologica per l’emergenza, che «soffre in quelle zone più interne e meno servite dove la tempistica dei 90 minuti per la Ptca (angioplastica coronarica) e la relativa ricaduta in termini di mortalità sono più rilevanti: criticità emergono per Calabria e Abruzzo», ha spiegato la responsabile del report Manuela Tamburo De Bella, responsabile Uos Reti cliniche e monitoraggio Dm 70/2015 dell’Agenas. Per la Rete ictus, «ci sono variazioni significative tra le varie Regioni e al loro interno, con criticità soprattutto in Sardegna e Abruzzo». Per la Rete trauma, «Campania, Emilia Romagna e Sardegna possono fare di più», ha precisato Tamburo De Bella e per quella emergenza-urgenza, «Valle d’Aosta e Campania presentano un vulnus».
LA RETE DELL’EMERGENZA-URGENZA. La Provincia autonoma di Bolzano è al primo posto nella rete di emergenza-urgenza per l’assistenza ospedaliera e la presa in carico del paziente. Risultati positivi anche per Veneto e Lombardia. Male, invece, la Valle d’Aosta, la Sardegna e la Campania che si attesta sul fondo della graduatoria. I tempi di attesa, comunque, sono elevati nella gran parte delle Regioni. Altro dato particolarmente negativo per la Campania è quello relativo agli utenti che si recano al Pronto soccorso e poi vanno via prima della visita medica o della chiusura della cartella clinica: la regione presenta una percentuale di abbandono pari all’11,80 per cento preceduta dalla Sardegna con il 24,31 e la Sicilia con il 12,71. Il tutto rispetto a una media nazionale del 6,29 per cento. Le regioni con la più bassa percentuale di abbandono sono invece la Valle d’Aosta, dove in pratica questo fenomeno è assente, la Basilicata (1,30) ed il Veneto (1,65). Questo fenomeno potrebbe essere dovuto alle lunghe attese oppure al fatto che il paziente si rende conto che la sua situazione non è tale da giustificare la permanenza in Pronto soccorso.
LA RETE CARDIOLOGICA. Per ciò che concerne la Rete cardiologica, invece, la Campania scala delle posizioni attestandosi in dodicesima posizione. Nella classifica sulla mortalità a 30 giorni dal ricovero per infarto miocardico acuto, la regione è quinta posto con il 7,13 per cento. Per gli infarti trattati con angioplastica coronarica entro 90 minuti dal ricovero, in ottemperanza agli standard fissati dal decreto ministeriale 70/2015, la Campania è sedicesima con una percentuale pari al 45,35 per cento. Al primo posto c’è la provincia autonoma di Trento con un tasso di infarti trattati secondo tale standard del 62,35 per cento mentre peggio della Campania sono Sicilia, con il 42,82 per cento; Sardegna al 42,40; Liguria con il 39,41 e Basilicata con il 34,48.
LA RETE ICTUS. Per questo ambito, in merito alla mortalità a 30 giorni la Campania è la seconda regione con il più alto livello.
IL CENTRODESTRA ALL’ATTACCO. Sui dati diffusi dell’Agenas, il centrodestra va all’attacco. «Non invidiamo il povero Enrico Coscioni, che si vede costretto dal ruolo di presidente Agenas, a dichiarare ancora una volta il fallimento della gestione della sanità targata De Luca - dice il capogruppo della Lega al consiglio regionale della Campania, Severino Nappi -. Alle ire del governatore che aveva contribuito a farlo nominare non potrà sicuramente sottrarsi. Ma almeno potrà consolarsi col fatto che la revoca del suo incarico spetta al Ministero e non al presidente della giunta regionale». E il senatore Antonio Iannone, commissario regionale di Fratelli d’Italia in Campania, è chiaro: «Con De Luca la sanità campana è sprofondata nel baratro, in una perversa spirale di autodistruzione, a spese dei cittadini che giornalmente devono fare i conti con disservizi, interminabili liste di attesa e medici sempre più in fuga dai nostri ospedali, che optano per nosocomi più virtuosi in altre regioni d’Italia. Un disastro sanitario, insomma, ma anche sociale ed economico senza precedenti. E De Luca è l’unico responsabile di queste figuracce nazionali».
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