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30 Aprile 2024 - 08:00
NAPOLI. I Pronto soccorso da tenere aperti e quelli da aprire. Come quello al Policlinico della Federico II, che ha siglato il protocollo con la Regione Campania per entrare nella rete dell’emergenza. Tuttavia, Vincenzo De Luca (nella foto) avverte senza mezzi termini che aprire un presidio sanitario di emergenza «non è come aprire una pizzeria».
PER I PRONTO SOCCORSO TRE CONDIZIONI. Per poterlo fare, spiega, è necessario che vengano ottemperate «tre condizioni». Il governatore getta così la palla nuovamente nel campo del Governo, spiegando che «questo dipende da Roma». La prima richiesta del presidente della Regione Campania è il «raddoppio delle retribuzioni» per rendere il lavoro nell’emergenza più attrattivo. In secondo luogo «l’abbassamento dell’età pensionabile di almeno due anni, perché il lavoro dei Pronto soccorso è usurante, pesante e stressante».
IL NODO DEI MEDICI NELLE SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE. Infine c’è il nodo dei giovani medici laureati impegnati nelle scuole di specializzazione, per i quali De Luca propone di «consentire di fare contratti a tempo indeterminato» per utilizzare da subito nuovi camici bianchi nell’urgenza. Senza queste tre misure - spiega De Luca durante la conferenza stampa per fare il punto sul piano di edilizia sanitaria della Regione e presentare il progetto per la realizzazione del nuovo ospedale di Castellammare di Stabia - «è chiaro che i Pronto soccorso saranno sempre in affanno e rischiano di chiudere, perché per fare i turni ci vuole il personale. Il resto è chiacchiera».
«PER APRIRE LE STRUTTURE CI SONO DEI VINCOLI». Il governatore campano ricorda che per aprire un Pronto soccorso ci sono «dei vincoli stabiliti dai decreti legge nazionali, che vanno rispettati. Poi ovviamente c’è il problema di merito, e cioè che anche per i Pronto soccorso autorizzati dalle leggi dello Stato, bisogna poi trovare il personale».
«MEDICINA? PASSO IN AVANTI MA NON ENTUSIASMIAMOCI». Da questo punto di vista, però, sull’abolizione del numero chiuso alla facoltà di Medicina De Luca riconosce che «c’è stato un passo in avanti, ma non è una soluzione immediata ovviamente perché se ne parla fra 6 anni per avere nuovi medici».
«RISCHIO MEDICI DISOCCUPATI? MA SE SIAMO CON L’ACQUA ALLA GOLA». In ogni caso il presidente campano evidenzia che «si apre una prospettiva e considero finalmente positivo il fatto che sia caduto questo muro di sordità. Ma non è il caso di entusiasmarsi troppo», frena subito. De Luca è perplesso perché, dice, «intanto hanno deciso di fare dei test dopo 6 mesi: perché? Scusate, facciamo il primo anno di università, vediamo chi supera gli esami, cominciamo ad avere una selezione naturale. Dopodiché, non mi pare che sia una motivazione quella di chi dice, “noi fra 10 anni rischiamo di avere disoccupati”. Qui siamo con l’acqua alla gola, ci preoccupiamo da qui a 10 anni quando avremo già in pensione altri 30mila medici. Cominciamo a partire».
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