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02 Giugno 2024 - 09:42
NAPOLI. «Nei primi tre mesi del 2024 spariti più di quattro negozi all’ora». La denuncia arriva da Confesercenti, che aggiunge: «Le vetrine spariscono ma è boom di consegne ecommerce. Nel 2024 oltre 84mila consegne di pacchi ogni ora, quasi dieci volte di più di dieci anni fa. Ma con lo spostamento degli acquisti verso le piattaforme online internazionali migra anche la ricchezza dei territori: persi 5,2 miliardi di tasse dal 2014 ad oggi». Le vetrine continuano a spostarsi dalla strada alla rete: nei primi tre mesi del 2024 sono scomparse quasi diecimila imprese del commercio al dettaglio per una media di oltre quattro negozi in meno ogni ora. Un crollo cui corrisponde la crescita inarrestabile degli acquisti online: secondo le stime lieviteranno del +13% nel corso del 2024, generando oltre 734 milioni di spedizioni ai clienti, in media quasi 84mila consegne di pacchi all’ora. Lo scambio tra vetrine e pacchi, però, non è alla pari per le economie dei territori. Con la migrazione degli acquisti verso le piattaforme internazionali di ecommerce, che spesso pagano le imposte in altri paesi, migra anche il gettito fiscale generato dai negozi. Secondo le nostre stime, la scomparsa di attività commerciali dal territorio ha portato il fisco italiano a perdere, dal 2014 ad oggi, oltre 5,2 miliardi di euro di tasse. Chiusure e denatalità delle imprese. Nel dettaglio, nei primi tre mesi del 2024 il comparto del commercio al dettaglio ha registrato la scomparsa di 9.828 imprese, circa mille unità in più dello stesso periodo dello scorso anno. A pesare le chiusure - 17.243 tra gennaio e marzo - ma soprattutto la frenata della natalità delle imprese. Le aperture di nuove attività continuano infatti a diminuire, e nel primo trimestre di quest’anno sono state solo 7.415: dieci anni fa erano più del doppio. A pesare le difficoltà per le neoimprese di affrontare un mercato sempre più dominato da grandi gruppi e giganti dell’online. Le regioni e desertificazione commerciale. La desertificazione delle attività commerciali colpisce tutto il territorio nazionale, anche se a registrare i saldi peggiori sono le regioni con un tessuto commerciale più sviluppato. In termini assoluti, a subire la perdita più rilevante di imprese è la Campania, con un saldo negativo di -1.225 attività commerciali nel trimestre; seguono Lombardia (-1.154) e Lazio (-1.063). Meno vetrine, boom di consegne. Tra chiusure e mancate aperture, il numero di negozi di vicinato al servizio della comunità è calato, rispetto al 2012, del -14,3% circa. In media, ci sono 12 imprese ogni mille abitanti. Se le vetrine scompaiono - e con loro il servizio sul territorio per i cittadini - le consegne di acquisti online, invece, fanno boom. Secondo le stime, infatti, in poco più dieci anni sono cresciute di quasi dieci volte: erano 75 milioni circa nel 2013, quest’anno dovrebbero arrivare a 734 milioni a livello nazionale, di cui oltre un terzo nelle tre regioni più interessate: Lombardia (oltre 124 milioni di consegne in tutto), Lazio (71 milioni circa) e Campania (69,6 milioni). Per l’erosione fiscale, con la riduzione dei negozi, si riduce anche la base imponibile per il fisco. Secondo le stime di Confesercenti, dal 2014 ad oggi il tessuto commerciale italiano ha perso oltre 92mila imprese. E con loro, l’Irpef, la Tari, e gli altri tributi - dall’occupazione suolo pubblico alla pubblicità - solitamente pagati dai negozi. In media, la desertificazione commerciale ha portato ad una perdita cumulata di 5,2 miliardi di euro di tasse negli ultimi dieci anni. A perderci, fisco centrale ed enti locali: del gettito sfumato, infatti, il 17,4% -910 milioni - sarebbe stato di Imu, il 12,6% - o 660 milioni di euro - di Tari, il 42,7% (2,24 miliardi) di Irpef, cui si aggiungono 223 milioni (il 4,3%) di addizionale regionale e comunale Irpef, 700 milioni di euro di Irap (il 13,4%) e infine 510 milioni di euro di altri tributi comunali (9,7% del totale).
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