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"A disposizione dei Casalesi", arrestati tre imprenditori

"A disposizione dei Casalesi", arrestati tre imprenditori

Avrebbero consentito alla cosca di aggiudicarsi diversi appalti della Asl 3 di Torre Annunziata

CASERTA. Lavori pubblici per milioni di euro mai eseguiti, con i soldi degli appalti che venivano riciclati in aziende toscane e campane. E' l'accusa mossa a un'organizzazione criminale con base a Lucca contigua al clan camorristico dei Casalesi, sgominata, tramite l'operazione 'Ghost tender', della Guardia di Finanza di Lucca che ha portato a 5 arresti, sequestri di beni e perquisizioni in Toscana e Campania. I militari delle Fiamme Gialle, dalle prime ore di questa mattina, su provvedimento del Gip del Tribunale di Firenze, nell'ambito di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Firenze, hanno eseguito, in Toscana e in Campania, 5 ordinanze di custodia cautelare (due in carcere e tre ai domiciliari), 50 perquisizioni e sequestri di beni, per circa 6 milioni di euro, nei confronti di 30 aziende, imprenditori contigui al clan dei Casalesi e relativi prestanome, nonchè di un funzionario pubblico corrotto, dirigente dell'Asl 3 di Napoli sud, con sede a Torre Annunziata (Na). Le investigazioni, coordinate dal procuratore capo Giuseppe Creazzo e dal sostituto procuratore Giulio Monferini, hanno evidenziato un gruppo criminale, con sede nella provincia di Lucca, che ruotava intorno a tre imprenditori edili, uno residente a Lucca, un altro residente a Caserta, e un terzo residente a Montecarlo di Lucca.
I tre imprenditori, utilizzando società con sede in Toscana e Campania, molte delle quali 'apri e chiudi' ed intestate a prestanome, attraverso turbative d'asta attuate con 'accordi di cartello', si sono aggiudicati oltre 50 commesse della Asl 3 di Napoli Sud, per lavori di somma urgenza e 'cottimi fiduciari', banditi per importi al di sotto di valori soglia oltre i quali sarebbe stato necessario imbastire formale gara di appalto. In questo modo, l'invito a partecipare veniva sistematicamente effettuato ad imprese, riconducibili al sodalizio, le quali, a turno, risultavano aggiudicatarie dei lavori. Questi ultimi, pur risultando falsamente attestati come avvenuti, di fatto in gran parte non venivano eseguiti. A tale scopo, il sodalizio criminale aveva stabilito, secondo gli investigatori, consolidati rapporti corruttivi con un funzionario pubblico residente a Pimonte (Na), dirigente responsabile del Servizio Tecnico Area Sud della Asl, il quale non solo aggiudicava l'appalto in violazione delle norme di trasparenza, correttezza e imparzialità, ma ha consentito al sodalizio criminale di conseguirne il pagamento pur in assenza di qualsivoglia esecuzione dei lavori.
l gruppo criminale è riuscito così, negli ultimi anni, ad incamerare illecitamente e a costo zero appalti per oltre 6 milioni di euro, che venivano riciclati nello svolgimento delle attività immobiliari del sodalizio criminale - come l'acquisto, la ristrutturazione o la costruzione di edifici da parte di società del gruppo con sede in provincia di Lucca (Opera Italia Srl, Fl Appalti Srl, Edil Tre Srl, Olca Srls) e Grosseto (E.M. Appalti Srl), "in tal modo inquinando l'economia legale e alterando le condizioni di concorrenza". Una parte dei profitti veniva inoltre trasferita e, all'occorrenza, monetizzata attraverso pagamenti di forniture fittizie alla società Edilizia Srl, con sede legale a Roma e base operativa a Casaluce (Ce), di fatto diretta dall'imprenditore Ferri V., residente a Frignano (Ce), anch'egli destinatario di misura cautelare personale. Quanto al pubblico ufficiale, a fronte dei favori resi all'organizzazione, ha ottenuto denaro, la vendita di un appartamento ad un prezzo ampiamente sottostimato e altre utilità a favore di suoi familiari.
Ad alcuni tra i soggetti oggi arrestati è stata contestata l'aggravante di aver agevolato la cosca mafiosa dei casalesi 'fazione Michele Zagaria', radicata nel casertano (Casapesenna, San Cipriano D'Aversa, Trentola Ducenta, San Marcellino) e con ramificazioni in Toscana, nel Lazio e in Emilia Romagna, da sempre caratterizzata per il suo particolare attivismo nel mondo imprenditoriale e nel settore degli appalti pubblici. In particolare, i due imprenditori finiti in carcere potevano considerarsi 'a disposizione del clan' avendogli inoltre consentito, tramite un imprenditore campano considerato 'a libro paga' della famiglia Zagaria, di aggiudicarsi diversi appalti della Asl 3 di Torre Annunziata (Na). Tra gli ulteriori appartenenti al sodalizio è emerso anche un avvocato, indagato a piede libero ed esercente l'attività di consulente del lavoro con sedi a Salerno e a Follonica (Gr), il quale, "consapevole della fittizietà dei lavori e della riconducibilità della aziende interessate ai suddetti soggetti, forniva loro servizi contabili e amministrativi, assicurando un'apparente regolarità delle attività imprenditoriali e della contabilità degli appalti".
L'operazione è stata condotta, sotto l'egida della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, in stretto collegamento investigativo con la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e la Procura della Repubblica di Napoli Nord, la quale, nell'ambito di un distinto contesto di indagini, sta oggi procedendo, con la Guardia di Finanza di Aversa, all'esecuzione di 34 misure cautelari personali.
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