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L'emergenza
09 Luglio 2024 - 16:53
Samuele Ciambriello, garante dei detenuti campani
NAPOLI. «I rimedi proposti dal Governo col decreto per “l’umanizzazione delle carceri” appaiono davvero insufficienti. Utilizzano il decreto d’urgenza ma il contenuto delle norme non è applicato immediatamente: dal 5 luglio al 5 settembre l’unica norma applicabile è quella sull’aumento delle telefonate. Una scatola vuota per i detenuti». È una bocciatura netta quella che arriva da Samuele Ciambriello. Il Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale non usa mezzi termini per dire che il decreto varato la scorsa settimana dal ministro della Giustizia Carlo Nordio è del tutto insufficiente per affrontare le criticità che riguardo il sovraffollamento delle carceri e il numero esponenziale di suicidi.
MORIRE DI CARCERE. Presentando a Napoli il dossier “Morire di carcere” con l’aggiornamento dei dati recenti degli istituti detentivi e sul decreto del Governo sulle carceri, nell’aula Caduti di Nassirya al consiglio regionale insieme al Garante comunale don Tonino Palmese e a Gennaro Oliviero, presidente del consiglio regionale della Campania che ha anche la delega dalla Conferenza nazionale dei consigli regionali a seguire le autorità garanti dei detenuti e dei minori, Ciambriello snocciola innanzitutto i dati.
NUMERI DRAMMATICI. In Italia i suicidi in carcere dall’inizio dell’anno al 5 luglio scorso sono 51 «con un incremento di suicidi dal 2022 ad oggi, di 16 unità - spiega Ciambriello - in Campania si sono verificati complessivamente sei suicidi dall’inizio dell’anno di cui tre nella Casa circondariale di Poggioreale, uno nella Casa circondariale di Secondigliano, uno nella Casa di reclusione di Carinola e uno nella Casa circondariale di Ariano Irpino. Inoltre, si sono verificati sei suicidi tra gli agenti di polizia penitenziaria».
«NESSUNA RICADUTA CONCRETA DALLE MISURE». Rispetto alla realtà di questo dramma, Ciambriello spiega che «nessuna delle misure previste possiede concrete ricadute sull’impellente necessità di ridurre il numero dei detenuti, garantire cure e assistenza ai soggetti affetti da fragilità e disagi psichici, evitare nuovi ingressi limitando l’adozione di misure cautelari in carcere».
BISOGNA AUMENTARE PSICOLOGI, PSICHIATRI E ASSISTENTI SOCIALI». Nel decreto carceri «si parla solo di telefonate. Nessun riferimento all’aumento di figure professionali come psicologi, psichiatri, pedagogisti, assistenti sociali, figure di ascolto», sottolinea Ciambriello puntando, ancora una volta, l’allarme sui suicidi la cui lista si allunga. «Nel decreto non si fa riferimento alla parola suicidio» accusa.
«L'UMANIZZAZIONE DELLA PENA PASSA DALL'APERTURA DELLE CELLE». Per arginare il fenomeno è necessario «aumentare le figure d’ascolto. L’umanizzazione del carcere passa attraverso l’apertura delle celle, la chiusura delle blindo alle 23, l’utilizzo dello spazio delle aree verdi, il diritto al lavoro, il diritto all’affettività».
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