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Medicina, ora si pensa a prove modello Invalsi

Nelle università campane punteggio medio di 81,5

Medicina, ora si pensa a prove modello Invalsi

NAPOLI. Anche il test di ammissione alla facoltà di medicina per l’anno 2024 è stato archiviato. Dopo i Tolc il recente ritorno ai quiz ha scatenato non poche polmiche, ma soprattutto adesso impensierisce il continui cambiare i termini e i requisiti per poter accedere a Medicina. Il recente decreto ministeriale ha tracciato una nuova rotta per l'università italiana, introducendo una serie di novità destinate a rivoluzionare il sistema formativo. Tra gli obiettivi principali: l'innovazione didattica, il potenziamento della ricerca, il benessere degli studenti e la riduzione delle disuguaglianze.

Una delle novità più significative è l'introduzione di test standardizzati per valutare le competenze degli studenti universitari, ispirati al modello Invalsi. Questa misura, se da un lato potrebbe generare preoccupazione tra gli studenti, dall'altro potrebbe portare a una maggiore uniformità nella valutazione delle conoscenze acquisite e a un miglioramento complessivo della qualità della didattica.

Per quanto riguarda l'Università Federico II di Napoli e gli altri atenei campani, questa riforma rappresenta un'opportunità per ripensare l'offerta formativa e adeguarsi ai nuovi standard qualitativi richiesti a livello nazionale. In particolare, le università napoletane potrebbero beneficiare dei fondi destinati all'innovazione didattica e alla ricerca, investendo in nuove tecnologie, laboratori e progetti di ricerca di eccellenza.

L'utilizzo delle nuove tecnologie sarà fondamentale per attuare la riforma. Piattaforme digitali per l'erogazione dei corsi, sistemi di valutazione online e strumenti di collaborazione a distanza diventeranno sempre più comuni nelle università italiane. Napoli, con la sua tradizione di innovazione tecnologica, potrebbe assumere un ruolo di primo piano in questo processo.

La riforma pone una forte enfasi sul benessere degli studenti, riconoscendo l'importanza di un ambiente universitario che favorisca lo studio, la socializzazione e lo sviluppo personale. Le università napoletane, con le loro ricche tradizioni culturali e storiche, hanno un ruolo fondamentale da svolgere in questo senso.

Nonostante le numerose opportunità offerte dalla riforma, restano ancora molte sfide da affrontare. La carenza di risorse umane e finanziarie, la burocrazia e la frammentazione del sistema universitario rappresentano alcuni degli ostacoli più significativi. Il ruolo delle università nel territorio. Le università non sono solo luoghi di studio e ricerca, ma anche importanti motori di sviluppo economico e sociale. Le università napoletane, in particolare, hanno un ruolo chiave nello sviluppo del territorio, attraverso la creazione di nuove imprese, la valorizzazione del patrimonio culturale e la promozione del turismo. La riforma universitaria rappresenta un punto di svolta per il sistema formativo italiano. Le università napoletane, con la loro lunga storia e il loro prestigio, hanno l'opportunità di diventare protagoniste di questo cambiamento, offrendo ai propri studenti un'esperienza formativa sempre più innovativa e di qualità.

Nelle università campane punteggio medio di 81,5. In questa estate migliaia di giovani hanno sognoato di indossare il camice bianco. Il loro futuro è stato appeso a un filo: il test di ammissione a Medicina. A Napoli, come in molte altre città italiane, l'attesa dei risultati ha dominato questo mese. Sui social network, nei gruppi dedicati ai futuri medici, si è discusso animatamente. Un file, diffuso su un gruppo Facebook molto seguito, ha scatenato il dibattito. Uno studio analizzava i dati dei test, cercando di prevedere il punteggio minimo per entrare nelle prestigiose università italiane. «Sarà più facile quest'anno?» si sono chiesti in molti.

C'era chi sosteneva che la prova di luglio fosse stata più semplice di quella di maggio, ma altri, che avevano affrontato entrambe le sessioni, hanno smentito questa teoria. Forse, il motivo dei punteggi più alti a luglio stava nel fatto che molti studenti, a maggio, erano ancora alle prese con la maturità. A luglio, invece, si erano concentrati esclusivamente sul test. I numeri in ogni caso parlano chiaro: a maggio, il punteggio medio era stato di 74,26, mentre a luglio era schizzato a 81,5. Un aumento significativo che sembrava confermare l'ipotesi di una prova più facile.

Tuttavia, molti esperti hanno messo in guardia dall'affidarsi troppo a questi dati, sottolineando l'importanza di altri fattori, come la preparazione individuale e l'ansia da esame. Intanto, la caccia al posto si è aperta. Roma, con i suoi 2.463 posti disponibili per Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria, è stata, manco a dirlo, la meta più ambita. Ma anche le altre università italiane hanno offerto opportunità, anche se con numeri più contenuti. Per chi non è riuscito a superare il test in Italia, invece, si sono paerte sempre le alternative all'estero.

Bulgaria, Romania e Albania sono state mete sempre più frequentate da studenti italiani, attratti dalla possibilità di realizzare il loro sogno di diventare medici. Ma il percorso anche in questo caso è lungo e tortuoso. Un terzo degli studenti di Medicina, si diceva, abbandona gli studi prima della laurea. Le ragioni erano molteplici: lo studio intenso, le pressioni familiari, le difficoltà economiche. Dati che danno ragione a quanti vogliono abolire il numero chiuso e soprattutto il test a quiz e introdurre forme meno fortuite pr entrare a studiare medicina. Per esempio la richiesta da più parti è di una sorta di tirocinio di uno o due anni e un esame per accertare la predisposizione alla materia oppure addirittura la media di esami rispetto a dei quiz dove la fortuna svolge un ruolo se non prioritario almeno preponderante.

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