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Raffaele Amore, presidente Cia Campania

«La Regione dichiari lo stato di calamità per superare la siccità in agricoltura»

«Finanziare vasche e riserve per esigenze idriche più immediate tramite risorse Csr»

«La Regione dichiari lo stato di calamità per superare la siccità in agricoltura»

Raffaele Amore

NAPOLI. “C’è una emergenza del nostro territorio, è la stessa di tante aree del Sud. L’emergenza siccità sta colpendo in modo grave le aziende zootecniche e agricole della intera Campania”. A sostenerlo, Raffaele Amore, presidente Cia Campania.
“Pensavamo -spiega - di essere immuni ma non è così. Ci sono criticità per la viticoltura, la olivicoltura, la zootecnia, la castagnicultura e le ortive. Chiediamo alla Regione Campania, come altri stanno facendo, di valutare la possibilità di dichiarare lo stato di calamità. I danni sono evidenti, vanno monitorati e ad essi va data adeguata risposta. La Regione ha spesso dimostrato sensibilità, siamo fiduciosi, anche perché il rischio incendi non è scollegato dalla questione sollevata”.


Amore dice che da settembre Cia rilancerà la vertenza partendo dalle considerazioni del professore Fabian Capitanio: quando le conseguenze di un evento non assicurabile sono serie, l’unica speranza per evitare la bancarotta è quella di poter contare su di una qualche forma di solidarietà pubblica. “E’il tempo di mettere in campo strumenti efficaci e di natura strutturale in situazioni come questa. La dichiarazione di stato di calamità rischia di servire a poco senza una strategia nazionale e dobbiamo, allora, essere in grado di garantire la resilienza economica delle nostre aziende e dei nostri territori con una rete di sicurezza che dia certezze, non rimborsi simbolici ed inutili dopo anni di trafila burocratica. Nel frattempo, come Cia, faremo ogni sforzo per garantire i nostri associati. Le aziende che hanno danni possono e devono contattare i nostri uffici per attivare Agricart. E’misura concreta, sarà cura dei nostri uffici seguire ed accompagnare le diverse istanze” conclude.


Per superare la siccità, Amore chiede di finanziare vasche e riserve per esigenze idriche. “E’il tempo di una rivoluzione culturale e di interventi di sistema che va affrontato con pportuni interventi legislativi ed infrastrutturali, di natura regionale, nazionale ed europea. Necessitano quelli per le emergenze e quelli di natura strutturale che pure, come Cia, abbiamo evidenziato.Da tempo –ricorda- proponiamo interventi sulla rete. Non è possibile perdere circa il 70% delle acque nelle tubazioni dei consorzi. Da tempo, ed apprezzando lo sforzo delle istituzioni regionali e nazionali, sollecitiamo la creazione di infrastrutture per portare acqua in zone oggi scoperte. Rilanciamo, con buoni argomenti, la creazione di riserve e laghetti. Non è il tempo di crociate o di idee delle quali innamorarsi. Servono più azioni e nuovi approcci”. “Quanto si parla di esigenze idriche in agricoltura, correttamente -spiega Amore- si prende in considerazione il totale del consumo idrico riferito ad un anno di produzione. Nel caso in cui bisogna pianificare la disponibilità della riserva per superare i periodi critici, generalmente questo ragionamento non aiuta; in tal caso bisogna sovrapporre le esigenze quotidiane con le disponibilità della riserva idrica durante l’anno o ciclo colturale” Amore invita alla riflessione. “Con questo approccio ci accorgiamo che, alle nostre latitudini e con la ‘normale’ concentrazione delle piogge la quasi totalità dell’acqua cade nel periodo ottobre-maggio: fenomeno abbastanza evidente soprattutto nelle zone interne, quelle della dorsale appenninica campana. Tra l’altro zone in cui si registra la più bassa piovosità della Regione Campania (circa 800 mm/anno). Nei periodi di maggiore criticità (luglio/settembre), frequentemente, e negli ultimi anni sempre più spesso, la pioggia caduta non supera i 90 mm, per cui queste zone a livello meteorologico vengono classificate ‘Aride’. Insomma, si potrebbe programmare”.

È bene pertanto, sottolinea il presidente Cia, partire da esempi di esigente reali per spiegare l’idea. “Consideriamo -dice- un allevamento avicolo di circa 3000 m2; le tipologie maggiormente presenti sul nostro territorio (allevamenti da carne) per queste dimensioni consumano circa 2.800/3.000 m3/anno di acqua. Generalmente in quasi tutto il periodo dell’anno non hanno nessuna difficoltà di approvvigionamento, facendo affidamento a pozzi, sorgenti ; nel periodo di maggiore criticità hanno bisogno di circa 400 m3 di acqua e possono andare in crisi; in questo caso ad esempio potrebbe essere sufficiente una cisterna di 200 m3 per risolvere il problema. “In questa direzione sarebbe utile prevedere nella dotazione finanziaria del CSR della Campania, una misura strutturale finalizzata alla realizzazione di interventi in aziende agricole ed allevamenti per gestire i periodi critici, ed allora vasche, riserve, laghetti, prevedendo un’aliquota agevolata sulla spesa ammessa di almeno per l’80%”.

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